Benvenuti! Questo è il blog dedicato ai racconti yaoi/shonen-ai di Hisoka K. Shindou, ovvero l'alter ego di Aphrodia Raigan, e al cinema queer...
*Disclaimer*:
ATTENZIONE: Questo Blog contiene racconti che trattano relazioni omosessuali, con presenza di scene di sesso più o meno esplicite!
Oltre ai miei racconti yaoi/shonen-ai, troverete recensioni di film a tematica gay, test, immagini tratte da manga e film, e quant'altro passa per la mente della sottoscritta! ^_^
Vi ricordo che il termine 'yaoi' viene usato in Giappone per definire un particolare genere di manga omoerotici scritti da donne per donne. I miei sono racconti che vogliono (ci provano almeno) a distaccarsi dai soliti stereotipi che caratterizzano questo genere nipponico. Uso il termine più che altro per convenzione... ^^'
*Disclaimer*:
ATTENZIONE: Questo Blog contiene racconti che trattano relazioni omosessuali, con presenza di scene di sesso più o meno esplicite!
Oltre ai miei racconti yaoi/shonen-ai, troverete recensioni di film a tematica gay, test, immagini tratte da manga e film, e quant'altro passa per la mente della sottoscritta! ^_^
Vi ricordo che il termine 'yaoi' viene usato in Giappone per definire un particolare genere di manga omoerotici scritti da donne per donne. I miei sono racconti che vogliono (ci provano almeno) a distaccarsi dai soliti stereotipi che caratterizzano questo genere nipponico. Uso il termine più che altro per convenzione... ^^'
sabato 8 dicembre 2007
Nuovo racconto! ^^
Eh, sì, stento a crederci io stessa... son tornata! ... Al lavoro con un nuovo racconto a tematica shonen-ai! E per i protagonisti mi sono ispirata, almeno per i nomi, alla mia coppia virtuale preferita: Hans Matheson e Lee Williams. *___* See you..
.
Aggiornamento del 10 Maggio 2008! Stamattina ho terminato la prima parte del racconto (di cui sopra...)
domenica 13 maggio 2007
Ruolo gay per un giovane Russell Crowe
Potete
vedere qualche scena a questo indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=5rNfQ43_1Vg
Etichette:
Baci gay (cinema),
Russel Crowe,
The Sum Of Us
domenica 22 aprile 2007
Baci gay 'celebri'
Creo ufficialmente la tag "Baci Gay Celebri"! Aspettatevi tante foto e video! Molti attori, più di quanti crediate, hanno spesso nel loro passato cinematografico un qualche ruolo gay... Buona visione! ^_^
Seth & Gabs...
Inizierei con Lee Williams (ovvero la mia 'musa ispiratrice' di tanti racconti a tema 'shonen ai'
) Il video seguente è tratto dal film "No Night Is Too Long" (purtroppo inedito in Italia) del 2002 con protagonisti, oltre a Lee, Marc Warren ("Hustle"). Potete trovare la trama, in italiano, del film a questa PAGINA
) Il video seguente è tratto dal film "No Night Is Too Long" (purtroppo inedito in Italia) del 2002 con protagonisti, oltre a Lee, Marc Warren ("Hustle"). Potete trovare la trama, in italiano, del film a questa PAGINA
Marc Warren (Dr. Ivo Steadman) e Lee Williams (Tim Cornish):
Leonardo Di Caprio dal film "Total Eclipse":
Colin Farrel dal film "Una casa alla fine del mondo":
Un giovane Russell Crowe (Il Gladiatore) dal film "The Sum of Us" (1994):
Stefano Accorsi nel film "Le fate ignoranti" di Ferzàn Ozpetek:
sabato 21 aprile 2007
Non si può fare di tutta l' erba un fascio...
Definire i miei racconti 'yaoi' probabilmente è sbagliato. Ho già detto,c'è anche nel disclamer iniziale del Blog, che uso il termine più che altro per convenzione. Le mie sono storie, racconti originali, a tematica gay. Non sono, in realtà, fanfiction. Leggo e amo i manga shonen-ai, ma quelli validi alla fine sono davvero pochi (tra questi "New York New York" fa un' eccezione) ed è difficile non trovarci i soliti stereotipi tipici del genere. Per quanto mi riguarda provo a differenziarmi dalle mangaka di genere, cerco di puntare più sul contenuto della storia che non sulle scene di sesso. Molti lettori, soprattutto lettrici, magari rimarranno delusi da questo. Preferisco scrivere 'racconti originali' piuttosto che fanfic di manga, anime o film che non nascono come prodotti 'yaoi'. Non che non apprezzi le varie parodie gay di manga o telefilm, ne leggo, ma molte sono tutte vittime dei soliti cliché e spesso scritte in modo davvero pessimo. Questo porta a sottovalutare il genere, perchè di 'genere' che lo si voglia ammettere o meno, si tratta. Secondo me non tutte le produzioni slash/yaoi sono da buttare. Come in tutti i generi narrativi c'è la buona qualità e tanta merda. A chi attacca sempre questo genere di produzioni chiedo se davvero sa di cosa parla. A me inorridisce molto di più il fatto di vedere Federico Moccia che continua a sfornare libri idioti per adolescenti cerebrolesi, da cui si traggono film. Non voglio comunque criticare il lavoro altrui e ciò che non apprezzo, de gustibus...
giovedì 19 aprile 2007
Attori 'efebici'
Ho deciso di
inaugurare la mia galleria dedicata ai ragazzi efebici, da cui spesso traggo
ispirazione per i personaggi dei miei racconti yaoi. ^__^
Iniziando da Johnny Depp, seguito dal mio vero e proprio culto per l'attore scozzese Hans Matheson ("Canone Inverso"), e successivamente per il cantante Brian Molko, poi per la bellezza androgina dell'irlandese Jonthan Rhys Meyers in "Velvet Goldmine" (dove cmq non poteva certo passare in osservato un Ewan McGregor ancora poco conosciuto!), e successivamente colpita dal fascino gotico di Kett Turton, rimanendo letteralmente affascinata dalla bellezza efebica di Lee Williams in "Wolves of Kromer" (e qui per la seconda volta in vita mia ho pensato: "è la bellezza fatta persona!" per la cronaca la prima volta è stata per Hyde dei L'Arc-en-Ciel), rimanendo spiazzata da un giovanissimo Ashton Kutcher in un ruolo davvero da idiota in "The 70's show, soffermandomi su Josh Holloway, sono infine arrivata a Ian Somerhalder...
Inauguro la gallery
con delle foto (di Brian Molko dei Placebo) che ricordano mooolto
i personaggi degli shonen-ai... giudicate voi! ^^
Iniziando da Johnny Depp, seguito dal mio vero e proprio culto per l'attore scozzese Hans Matheson ("Canone Inverso"), e successivamente per il cantante Brian Molko, poi per la bellezza androgina dell'irlandese Jonthan Rhys Meyers in "Velvet Goldmine" (dove cmq non poteva certo passare in osservato un Ewan McGregor ancora poco conosciuto!), e successivamente colpita dal fascino gotico di Kett Turton, rimanendo letteralmente affascinata dalla bellezza efebica di Lee Williams in "Wolves of Kromer" (e qui per la seconda volta in vita mia ho pensato: "è la bellezza fatta persona!" per la cronaca la prima volta è stata per Hyde dei L'Arc-en-Ciel), rimanendo spiazzata da un giovanissimo Ashton Kutcher in un ruolo davvero da idiota in "The 70's show, soffermandomi su Josh Holloway, sono infine arrivata a Ian Somerhalder...
E' andata più o meno così: "Hmm, carino 'sto tipo... (riferito a
Boone in "Lost")" Poco tempo dopo, seguendo le repliche della terza stagione di
Smallville (la prima volta che vidi la serie ancora non lo conoscevo...): "Hmm,
questo Adam lo conosco...uno sguardo così particolare...ma dove dove dove?" Poi
il mistero viene svelato... Ian successivamente ha interpretato il personaggio
di Boone in "Lost"! Ma non finiscono mica qui le rivelazioni su Ian!
Ebbene, sì, se
ho deciso di postarlo su questo blog significa che questo boy ha recitato un
ruolo gay in un film a tema. Il suddetto film è "The Rules of attraction" del
2002 che purtroppo non ho ancora avuto modo di vedere... ç__ç E' tratto dalla
raccolta di racconti di Brett Easton Ellis e parla della vita sregolata in un
college del New England, dove i figli della hype-class americana studiano
abbandonandosi ad orge di droghe, sesso e relazioni estreme (per la trama e
altro QUI! Trovate anche un video
tratto dal film sopracitato^^). Posso chiudere qui. Ah, un'ultima cosa... Ian
non è gay! ^_^'' Sembra abbia una relazione con l'attrice Maggie Grace, che in
"Lost" interpretava sua sorella...
Ebbene, sì, se
ho deciso di postarlo su questo blog significa che questo boy ha recitato un
ruolo gay in un film a tema. Il suddetto film è "The Rules of attraction" del
2002 che purtroppo non ho ancora avuto modo di vedere... ç__ç E' tratto dalla
raccolta di racconti di Brett Easton Ellis e parla della vita sregolata in un
college del New England, dove i figli della hype-class americana studiano
abbandonandosi ad orge di droghe, sesso e relazioni estreme (per la trama e
altro QUI! Trovate anche un video
tratto dal film sopracitato^^). Posso chiudere qui. Ah, un'ultima cosa... Ian
non è gay! ^_^'' Sembra abbia una relazione con l'attrice Maggie Grace, che in
"Lost" interpretava sua sorella...
Gallery:
[Premessa: C'è chi critica gli shonen-ai di avere
personaggi troppo efebici (come se il cinema scegliesse protagonisti
bruttini...) d'altronde l' occhio vuole la sua parte,
no? ^_-]
Si può non definire 'efebico' Johnny Depp?!

[Be'
la foto è un po' datata ma la trovo così sexy! ^^]

[Ancora più remota questa... ^_^'
]
Ovviamente non potevano mancare queste...
^^'':



Nicholas Hoult, ex star di "Skins"... mi sembra perfetto
per ricoprire ruoli gay (quindi sono ansiosa di vederlo nel film di
Tom Ford! ^^) :
Ed
ecco qua il 'baby' marito (Dr. House docet ^^) di Demi Moore... Ashton Kutcher:

Andrew
Lee Potts [una cosa che forse non molti sanno è che lui ha girato con Lee
Williams "Popcorn" nel 2007] :



[Il
post sarà aggiornato quanto prima! ^^]
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ragazzi efebici
sabato 14 aprile 2007
Header Blog

L' header del blog è dedicato a "Gravitation". Sono molto affezionata a questo anime, tratto dal manga di Maki Murakami.
sabato 31 marzo 2007
Diario...
Tutto saltato, anche stavolta, per la millesima volta... E' come se non riuscissi mai ad afferrare ciò che amo, mi sfugge sempre. Perchè le cose non possono andare meglio...? La felicità è troppo breve. Manca qualcosa. Manca sempre qualcosa. Mi sento incompleta, come la mia felicità. E quando C. me l'ha detto (si nota così tanto? ^^'') non ho avuto il coraggio di negarlo. Non ho dato ragione a quelle parole, ma non le ho contraddette... Il mio monolocale è carino ed accogliente, ma talvolta sembra una gabbia. Perchè non possiamo condividere, almeno in parte, le cose che mi fanno star bene...Perchè?
Il tempo passato con lei è così lontano. Ma lei non ha bisogno di me. Sono soltanto io ad aver bisogno di lei. Ripenso a quelle pareti scure, alla musica, al mio fuggire dalla realtà. A quel tempo il 'centro' era l'unico posto in cui potessi sentirmi libera. Finivo sempre per bere un po' troppo e a parlare di 'lui', del suo non esserci anche quando c'era. E' strano, è come non avere più nè una casa nè una famiglia. Se almeno ci fosse ancora la musica...
Il tempo passato con lei è così lontano. Ma lei non ha bisogno di me. Sono soltanto io ad aver bisogno di lei. Ripenso a quelle pareti scure, alla musica, al mio fuggire dalla realtà. A quel tempo il 'centro' era l'unico posto in cui potessi sentirmi libera. Finivo sempre per bere un po' troppo e a parlare di 'lui', del suo non esserci anche quando c'era. E' strano, è come non avere più nè una casa nè una famiglia. Se almeno ci fosse ancora la musica...
sabato 17 febbraio 2007
giovedì 8 febbraio 2007
"Ciò che siamo!" (See you, baby!)
Eccomi qua con la prima parte del mio nuovo raccontino "yaoi", stavolta ambientato in Giappone... (al solito chiudete un occhio e mezzo! ^_^'' arigato! ^^
Kenji
Maho era come una sorella per me, ci conoscevano fin dall’infanzia. Fu lei a presentarmi Yukito, la sera della festa del suo ventesimo compleanno. Nel momento in cui i nostri sguardi s’incrociarono ci riconoscemmo subito. Era successo un paio di mesi prima, in un live club di Tokyo. Io me ne stavo seduto in disparte, da un lato, sui gradini che portano al piano di sopra. Yukito finse di urtarmi salendo le scale, poi si sedette vicino a me. Mi offrì una delle due birre che teneva in mano.
"Ci conosciamo?" chiesi.
"No, non mi sembra..." rispose l’altro senza guardarmi in faccia.
"La birra non era per qualcuno?"
"Sì, per te" rispose il ragazzo.
"Questo è fuori di testa!" pensai.
"Che ti è successo? Voglio dire... Non sembri affatto interessato al concerto... E questo gruppo non suona neanche male!"
"Già," dissi, "non suona male..."
"E allora perchè te ne stai qui?"
Lo guardai incuriosito. Era un bel tipo, piuttosto attraente. "Sono stato mollato," ammisi. Tralasciai il fatto che si trattasse del cantante della band che si stava esibendo.
"Allora bevi, dai. Per le pene d’amore non c’è niente di meglio che una buona birra!"
"O.k., grazie."
"Oggi pomeriggio ho lasciato la mia ragazza."
"Ah, davvero...?"
"Non andavamo più molto d’accordo. Abbiamo comunque deciso di rimanere amici. Sai, credo di sapere perchè sei stato mollato."
"Sentiamo..."
"Perchè tu sei un tipo qualunque, un po’ noioso, sempre indeciso, e che si fa comandare a bacchetta... Chi vorrebbe stare con uno come te?! Forse ha fatto bene a lasciarti..."
"Come...?! Ma chi ti credi di essere per venire a farmi la predica?! Mi offri da bere per poi..."
"Dirti quello che penso? Mah, era soltanto la mia opinione. Non sembri una persona granchè interessante. Hai il classico aspetto dello sfigato cronico!"
"Ma che cazzo...! Guarda che non è affatto così!" sbottai, frugandomi nelle tasche e tirando fuori il portafoglio. "Eccoti i soldi della birra!" dissi. "Non voglio aver debiti con uno stronzo come te!"
"Non li voglio. Se vuoi puoi offrirmi un’altra bevuta..." disse, "quando vuoi!"
"Cosa vorresti dire?"
"Che potremmo andare a bere insieme qualche sera," rispose tranquillamente.
"Ma tu sei fuori! Prima mi sputi tutta quella merda in faccia e poi...! Ah, lasciamo perdere! E comunque se sono un tipo così poco interessante perchè vorresti uscire con me?!"
"Beh," disse lui, "non devo mica diventare la tua ragazza!" sostenne lui ridendo. "Volevo soltanto esserti amico!"
"E perchè mai?"
Yukito non rispose e continuò a ridere. Io mi alzai seccato e me ne andai.
Non l’ avevo più rivisto dopo quella sera. Quando Maho me lo presentò come "Yukito" capii immediatamente che quello altri non era che il suo fantomatico ex ragazzo di cui mi aveva parlato tanto.
"Non riesco a crederci!" disse Yukito, quando Maho si fu allontanata. "Maho mi parla spesso di te, Kenji... Non avrei mai immaginato che...!" disse ridendo.
"Quindi la ragazza che avevi lasciato quel pomeriggio era Maho..." constatai.
"Già. E quindi tu... sei gay!"
Tentai di accennnare un sorriso, ma più che altro credo mi uscì fuori una smorfia.
"Sta’ tranquillo non ho pregiudizi e comunque l’avevo intuito anche quella sera."
"Sul serio?"
"Sì, e volevo dirti che la proposta di uscire a bere qualcosa insieme è ancora valida. Ti chiedo scusa per ciò che ti ho detto l’altra volta."
"Non importa. Non sono tanto suscittibile..."
"Però quello che ti ho detto... lo pensavo veramente!" disse sorridendo.
Prendemmo a frequentarci assiduamente, ma entrambi non riuscivamo ad aprirci completamente l’uno con l’altro. Io dovevo ancora superare la rottura della mia relazione con Hideaki, il cantante dei Vicious, e Yuki era tormentato da incubi ricorrenti.
"Da quanto ti piacciono i ragazzi?" mi chiese Yuki.
"Credo mi siano sempre piaciuti," risposi.
In effetti non ero mai stato con una ragazza, non l’avevo neanche mai baciata una ragazza. Il mio primo bacio l’ avevo dato ad un mio vicino di casa con cui trascorrevo tutti i pomeriggi . Era stato solo per gioco, per curiosità. Avevamo entrambi tredici anni e frequentavano la seconda media. Ci eravamo ripromessi di dimenticare entrambi l’accaduto, ma per me non era stato tanto facile. Mi era preso una bella cotta per l’amico. Avevo odiato mia madre, mio padre, e Dio per avermi fatto nascere nel corpo di un ragazzo. Avevo odiato tutto e tutti. Mi era sentito diverso e ne avevo sofferto. Poi, alla fine , mi era rassegnato all’idea di non essere una ragazza, ma non per questo avevo rinunciato ad amare gli uomini. Al liceo avevo fatto amicicizia con Seichiro Yamaguchi. Ci eravamo messi insieme e la nostra storia era durata per quasi un anno. Ero stato io a mollarlo sentendomi soffocare da quel rapporto, anche se in seguito me n’era pentito. Con Seichiro avevo avuto la mia prima esperienza sessuale. Dopo c’erano stati altri ragazzi, ma non ne ricordavo nessuno in modo particolare. Erano stati soltanto ‘ombre di passaggio’ nella mia vita. Cercavo qualcosa di speciale. Credevo di meritare qualcosa di meglio ogni volta che uscivo con un nuovo ragazzo. Poi avevo incontrato Hideaki e...
"E a te... da quando ti piacciono i ragazzi? Tu sei bisessuale, giusto?"
"Sì, ma preferisco le ragazze. Ero davvero innamorato di Maho, solo che lei voleva una storia seria e io non me la sentivo. E’ una brava ragazza, non volevo farle del male tradendola e così..."
"Posso chiederti se... ho qualche possibilità con te?"
"Chissà," disse Yukito, in tono ironico, "staremo a vedere come ti comporti!" Kenji e Hideaki
Si erano conosciuti in seconda liceo. Hideaki era stato bocciato e si era ritrovato nella stessa classe di Kenji. Da subito Ken aveva provato attrazione per lui. Era affascinato da quel tipo che non rivolgeva mai la parola a nessuno. Durante le lezioni spesso dormiva. E non l’aveva mai visto ridere. Senza farsene accorgere da loro compagni passava molto tempo ad osservarlo. Poi, si era reso conto di esserne attratto sessualmente ed erano iniziate le sue fantasie erotiche sul compagno. Molto presto la realtà però le aveva superate. Hideaki aveva un paio d’anni più di Ken, era stato bocciato al liceo e alle medie, e una certa esperienza con i ragazzi.
L’amicizia tra loro nacque un pomeriggio all’uscita di scuola. Hideaki stava togliendo il lucchetto al motorino e Ken gli si era avvicinato.
"Ehi..."
"Ti piace la musica punk?" gli aveva chiesto Hideaki.
"Sì."
Passarono insieme il resto del pomeriggio, parlando per ore. Avevano avuto la sensazione di conoscersi da sempre.
Lui era lì davanti a lui. Seduto a cavalcioni di uno scooter che gli parlava di musica punk e di un lontano millenovecentosettantacinque.
"Avrei voluto esserci!" disse Hideaki sospirando.
"Sì, anch’io," rispose Ken.
"Sai che suono in un gruppo?"
"Sul serio?!" chiese Kenji entusiasta.
"Già... Facciamo per lo più cover dei Sex Pistols e dei Clash...!"
"Grandioso! Li adoro!"
"Allora devi venire a sentirci suonare! Sai, io canto anche..." disse. "Non ho grandi doti, ma nella nostra musica basta esser capaci di urlare!" aggiunse ridendo.
Sembravano fatti l’uno per l’altro. Sembrava tutto così perfetto. Poi, un pomeriggio...
"Perchè dovrei indossare questa roba?! Mi vergogno!" disse Kenji.
"Dai, solo per una volta!"
"Non insistere, non ci penso proprio! E poi di chi sarebbero questi vestiti?"
"Li ho comprati. Sono tuoi... Spero che cambierai idea! Dai, sarà divertente!"
Kenji guardò la gonna con più attenzione. Notò che aveva ancora l’etichetta. Erano veramente abiti nuovi. E Hideaki li aveva acquistati appositamente per lui.
"Aki... io non capisco...! Vuoi che mi vesta da donna?! Ma allora non potevi metterti con una ragazza!?"
"Non è così semplice. Le ragazze non mi interessano! Sei tu quello che mi piace, quello con cui voglio stare, quello che non mi fa dormire la notte, quello che desidero nel modo più assoluto... Ken!"
"Io non mi vesto da femmina!"
"Dai, fammi felice... Starai benissimo. Hai un corpo così longilineo, sei perfetto."
La sua voce calda e sensuale gli impedivano di resistere oltre. Indossò la gonna e la maglietta corta, che gli lasciava scoperta la pancia, completamente piatta.
"Sei così sexy... Sembri proprio una ragazza...!" disse baciandolo sul ventre. "Sei la mia dolce ragazza...!"
"Lo dici per dimenticare il fatto che sono un uomo?!"
"Ma no, stupido! E’ che mi ecciti davvero tanto vestito così... ed è solo perchè so che in realtà sei un ragazzo!"
"Allora si tratta di una forma di perversione?"
"Stai zitto un momento!" disse, prendendogli la testa e sbattendogliela tra le sue gambe.
"Fa’ un buon lavoro, mi raccomando..."
Non era certo la prima volta che Kenji faceva una cosa del genere. Si abbassò completamente al volere di Hideaki.
Iniziava a desiderare di conoscere chi si nascondeva dietro quella musica capace di trapassarti il corpo violentemente e lasciarti dentro schegge di rabbia con testi così crudi e provocatori. Col passare delle settimane scoprire la vera identità di quel carismatico personaggio era diventata un’ossessione. Fare sesso con lui era come dover assolvere un ‘dovere’ e questo gli piaceva da impazzire. Era succube di lui. Era il suo schiavo. Gli piaceva. Kenji e Yukito
Yukito era completamente diverso da Hideaki, anche se ancora non erano andati a letto insieme capiva che certe perversioni non le aveva.
Ken provava una fortissima attrazione fisica per l’amico, tuttavia aspettava fosse lui a fare il primo passo. Yuki era diverso da tutti gli altri ragazzi con cui era stato. Non avrebbe saputo spiegare esattamente in cosa, ma era diverso. A suscitare l’interesse per Yukito era quell’alone di mistero che lo circondava. Anche Yuki come Hideaki era un tipo piuttosto silenzioso e riservato. C’erano angoli bui dentro il suo cuore. C’erano forse segreti e forse paure che non mostrava mai a nessuno. Forse gliele avrebbe rivelate prima o poi, e lui avrebbe atteso quel momento.
Una domenica pomeriggio, Kenji era passato da casa sua di Yukito. Suo padre era fuori per lavoro e la casa era completamente vuota.
"Vieni..." lo aveva invitato ad entrare Yuki. Poi, lo aveva spinto contro la parete del corridoio ed aveva iniziato a baciarlo con passione.
"Ti voglio..." gli aveva surrato piano.
Erano andati nella sua cameretta e Kenji si era tolto i vestiti. In quel momento Yuki si accorse del tatuaggio di Ken sulla schiena.
"Una spada..." pensò. Lo aveva già visto, ne era certo. Aveva già visto quella schiena, quel corpo nudo. Gli ci volle ancora qualche istante, poi ricordò.
"Rivestiti!" disse.
"Cosa...?!"
"Non è possibile..." si disse tra sè e sè.
"Non me la sento, scusa..." si affrettò a dirgli.
"Ma perchè? Cos’è successo, non capisco!"
"Ti ho detto di rivestirti!" gli ordinò Yukito.
"Voglio che tu mi spieghi cosa..."
"E’ semplice. Non ti voglio più. Vestiti ed esci da casa mia!"
"Tu vuoi farmi impazzire!"
"Sta tornando mio padre..." gli mentì, "muoviti!"
Trascorsero tre giorni prima che Yukito si decidesse a dare delle spiegazioni a Kenji. Non sapeva come fare, ma doveva dirglielo. Cercò di aggirare un po’ l’ostacolo, ma alla fine si stancò delle chiacchiere a vuoto e andò dritto al sodo.
"Sei il ragazzo di Hideaki!" gli disse. "Io non mi prendo i suoi giocattolini erotici!"
"Giocattolini? Che intendi dire?"
"Parlo di te! Sei il ragazzo di Hideaki, vero?"
"Come sai di Aki...? Comunque tra noi è finita. Ricordi quella sera al live club?"
"Era lui allora quello che ti aveva mollato!"
"Sì, ma io ancora non capisco cosa c’entri lui con noi!"
"Non ci riesco a venire a letto con uno come te!"
Kenji non capiva. Yukito tirò fuori una videocassetta dal suo zaino e gliela dette.
Una volta a casa, Ken guardò il filmato. Rimase come paralizzato mentre sullo schermo si susseguivano scene di sesso. Le facce non si vedevano, ma Kenji conosceva molto bene i due protagonisti. Provò una fortissima rabbia, mista a disprezzo, e poi... Desolazione, squallore, un senso di vuoto.
Il giorno dopo suonò alla porta di Yukito.
"Devo parlarti!" gli disse.
Yuki lo fece entrare in casa.
"Come l’hai avuta?"
"Me l’ha data Hideaki circa un anno fa."
"Io non ne sapevo niente... quel bastardo...!"
"Mi dispiace. E poi ti devo delle scuse per come ti ho cacciato di casa l’altro giorno. Ero confuso, anzi, sconvolto è il termine più adatto. Ma tu non ne hai colpa. Sai, l’idea che Hideaki... Oddio, non riesco proprio a pensarci!"
"Quante copie di quel video ci saranno in giro?"
"Kenji..."
"Non riesco a crederci! Io... me ne vergogno. E’ una situazione davvero imbarazzante...!"
Yukito lo abbracciò forte. "Non permetterò che quello stronzo si avvicini di nuovo a te!"
Mentre lo stringeva a sè, Kenji fu certo di non aver mai provato prima di allora quella sensazione di benessere che pervadeva tutto il suo corpo. Era un sentimento nuovo.
"Grazie, Yuki!"
Il Destino di Kenji
Certe persone sono legate in modo indissolubile. Chiamatelo destino, karma, o che altro... Certe persone sono fatte per amarsi e allo stesso tempo odiarsi. Si amano e amandosi si distruggono a vicenda. Io e Hideaki eravamo così. Io e Yukito eravamo così. O magari, chissà, il distruttore ero soltanto io...
Maho nutriva un certo interesse per me, l’avevo intuito già da un po’ di tempo. Lei sapeva che ero gay, credo l’abbia sempre saputo, ma ugualmente si era innamorata di me.
Mi aveva chiesto se io e Yukito stessimo insieme o se avessi una qualche relazione in corso.
"No," le avevo risposto. Non era una vera e propria bugia, perchè in fin dei conti io e Yuki avevamo più che altro un rapporto di tipo platonico. Adesso le cose tra noi andavano meglio, ma non si era più presentata l’occasione di fare sesso. Lo scorrere del tempo sembrava allontanarci sempre di più.
Ogni tanto i miei pensieri tornavano a Hideaki. Lo incontrai di nuovo al live club dove solitamente si esibiva con la sua band. Inutilmente cercavo di rimuovere il passato, subivo impotente il suo fascino. La sua persona esercitava su di me un controllo assoluto. Mi ritrovai ubriaco e successivamente nel suo appartamento. Mentre mi toglieva i vestiti, alzai lo sguardo in alto cercando la videocamera.
"Tranquillo, Enji... Non ti sto filmando!" disse ridendo. "Sai che mi sei mancato un casino... Sei una droga per me...! E vorrei tanto che anche io lo fossi per te...!"
"Certo che lo sei. Lo prova il fatto che sono qui adesso, no? Sono irrimediabilmente dipendente da te... ti amo, Aki!"
Facemmo l’amore. O quel che era. Forse qualcosa di più simile al sesso. Non ricordo molto, ad esser sincero. La mattina dopo mi svegliai nudo nel letto di Hideaki. C’era ancora il suo odore tra le lenzuola, ma lui era svanito. Sul tavolo di cucina mi aveva lasciato un biglietto: "Una brava mogliettina avrebbe dovuto alzarsi a prepararmi la colazione... Vedi di rimediare la prossima volta, o.k.?"
"Cazzo!" imprecai. "Sono tornato al punto di partenza, sono solo un coglione!"
Quando nel pomeriggio mi vidi con Yuki svicolai alla sua domanda sulla sera prima, ma lui intuì che gli stavo nascondendo qualcosa.
Una settimana più tardi ero ancora una volta nel letto di Hideaki. Indossavo gli abiti femminili che lui mi aveva regalato tempo prima. Quella sera Aki aveva bevuto più del solito. "Devi lasciar perdere quel rammollito di Yuki... Non fa per te, tesorino... Scommetto che non gli si drizza nemmeno! Non hai nessun bisogno di stare con quello... Sono certo che non ti scopa come ti scopo io, vero?"
"Smettila, Aki... Perchè dobbiamo parlare di lui?"
"Ti dà fastidio?"
"Un po’... "
"Ah, sì? Hai bisogno d’esser punito per questo, lo sai?" disse, mentre mi penetrava con violenza.
"Aki... mi stai facendo male! Aki...!"
"Lo ami?" chiese. C’era rabbia nelle sue parole.
"Sì, lo amo," risposi, pur immaginando che quella mia affermazione lo avrebbe mandato ancora più in collera.
"...Però ti fai scopare da me!" disse, spingendo con ancora più foga.
Gridai per il dolore.
"Stronzo!" mi urlò. Sembrava fuori di sè.
Quando ebbe finito, mi buttò di sotto dal letto. Mi alzai a fatica, barcollando. In un attimo mi fu davanti. Mi spinse contro il muro.
"Stronzo!" mi urlò di nuovo. "Senza di me tu non vali un cazzo...!"
Mi prese per i capelli facendomi sbattere la testa contro la parete. Scivolai a terra. E allora prese a darmi calci e pugni ovunque gli capitasse. Pensai mi avrebbe ucciso. E pensai che forse era quello che meritavo. E pensai che in fondo mi andava bene. Chè mi piaceva l’idea di morire per mano sua.
"Ti amo..." riuscii a bisbigliare, mentre lui mi trascinava fuori dall’appartamento. Mi sbattè fuori di casa. Mezzo nudo e malconcio dopo averle prese di santa ragione. Non so bene come, ma riuscii a raggiungere il palazzo di Yukito che distava solo un isolato.
Yuki mi aprì la porta con lo sguardo terrorizzato. Mi chiese cosa mi fosse successo. Chi fosse stato a ridurmi così.
Non mi uscirono parole, ma soltanto lacrime.
Yuki guardava in modo strano il mio abbigliamento. In effetti era la prima volta che mi vedeva vestito così. Ero in minigonna davanti a lui. Provai disagio. E ricordai il video.
"Entra. Fortuna che mio padre non c’è... Mi avresti messo nei casini!"
"Mi ha punito..." gli dissi più tardi, quando lui finì di medicarmi le ferite.
"Sarebbe meglio andare in ospedale..."
"Ma no, non è necessario."
"Chi è stato... a punirti?" mi domandò, ma da come lo disse avevo capito che già sapeva.
Piansi di nuovo, tra le sue braccia.
"Piantala di frignare...! Perchè sei tornato da lui?!"
"Mi dispiace, Yuki..."
"Perchè il destino ha voluto che ci incontrassimo quella sera? Mi farai impazzire..."
"Mi dispiace..." dissi, scusandomi ancora.
"Cazzo, Ken, ma chi diavolo sei? Un masochista?"
"Mi dispiace..." biascicai, per l’ennesima volta.
Il destino di Yukito
Guardai Kenji addormentato nel mio letto. Se ne stava rannicchiato rivolto verso la parete. Non aveva voluto cambiarsi. Si era messo a dormire vestito così com’era, da ragazza. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle sue gambe.
"Dormi? Ehi, dormi?" chiesi.
Non ottenni nessuna risposta. Sollevai lentamente un lembo della sua gonna. Non mi sorpresi più di tanto scoprendo che sotto indossava biancheria intima femminile. Quello che provai fu un’insolita attrazione. Un qualcosa di diverso da quello che avrei provato se si fosse trattato veramente di una ragazza. Mi eccitava vederlo vestito così.
"K-Kenji..." dissi piano.
Ancora nessuna risposta. Andai a prendere una coperta e quando tornai, lui era seduto sul letto. Aveva lo sguardo perso nel vuoto.
"Ken, come ti senti?"
Niente.
"Vuoi farti una doccia? Ti porto il cambio...aspetta, vado a cercarti dei vestiti puliti!"
"Io non merito le tue attenzioni," disse.
"Ma smettila! Sono io che voglio prendermi cura di te, quindi non preoccuparti di niente!"
"Ho dolore dappertutto... Quanto sono stupido...!"
"Sì, lo sei. E molto anche."
"Già. Ed hai ragione a dire che ti farò impazzire, quindi...è meglio se non perdi tempo con un idiota come me!"
"Ti darei volentieri un pugno... se tu non fossi in queste condizioni!"
"Perchè eri lì quella sera? Intendo all’House’s Rock...!"
"Per sentire i Vicius... Eh, sì, è grazie a quel bastardo se ci siamo incontrati al live house!"
"Eppure ci saremmo conosciuti ugualmente, grazie a Maho!"
"Certo. Al destino non ci si può opporre, no?"
Yukito e Hideaki
Alla prima occasione, al live house, Yukito affrontò apertamente la ‘faccenda Kenji’ con Hideaki. Quest’ultimo gli dedicò l’intero concerto. Kenji non sapeva che i due si conoscevano perchè avevano suonato nello stesso gruppo prima che Aki fondasse i Vicius.
Fu una sorpresa scoprirlo quella sera. Hideaki annunciò l’ultimo pezzo, fuori scaletta, come un vecchio brano scritto a quattro mani con un membro del suo primo gruppo. Invitò Yuki a salire sul palco per accompagnarlo al microfono.
Vederli cantare insieme "Little girl" fu una piacevole sorpresa per Kenji.
"Dedico questa canzone alla mia ragazza... Enji!" dichiarò Hideaki.
Yuki lo guardò con disapprovazione.
"Dai, Yuki... vuoi dire qualcosa?"
"E’ un colpo basso... stronzo!" disse piano. Forse qualcuno del pubblico udì le sue parole, ma la maggior parte dei fan si guardò l’un con l’altro senza capire cosa avesse inteso dire Yukito.
Nel backstage Hideaki ringraziò Yukito per la performance e lo baciò davanti a Kenji.
"Ehi! Che cazzo fai...?!" si oppose Yukito.
"Dai, tesorino, perchè te la prendi tanto?" disse, guardando curioso la reazione di Kenji.
"Non mi vanno i tuoi giochetti!"
"Tu cosa ne pensi Ken? Ti va che io lo baci? Ti eccita la cosa?"
"No... Non mi va che tu lo faccia! Mi fa imbestialire!"
"E invece ti piace, lo so. Non nascondere le tue perversioni. In realtà ti piace anche il fatto che lui ti abbia visto scopare con me. Ti eccita, ammettilo!"
"Non è vero!"
"Vuoi rovinargli la vita continuando ad umiliarlo in questo modo?!" s’intromise Yukito.
"Yuki... calmati...!" disse Kenji.
"No, cazzo! Tu adesso vieni via con me!" gridò lui, tirandolo per un braccio.
"Senza di me, Ken, tu non sei niente...!" rise Hideaki.
Yuki mi trascinò con forza fuori dal locale. Tentai di opporre resistenza, ma l’alcol mi rendeva ancora più debole. Una volta fuori mi spinse contro il muro.
"Sei davvero un essere inutile...!" mi disse. "Io non ti capisco. Vorresti tornare con quel verme?! Dopo tutto quello che ti ha fatto?!"
"Lasciami stare... Non ti riguarda..."
"E invece sì che mi riguarda! Prima mi permetti di entrare nella tua vita e poi mi sbatti fuori come se niente fosse?! Non ti lascio nelle mani di quel bastardo!"
"Tu non mi devi niente..."
"Cosa?! Ma di che cazzo parli?! Non ti sto mica facendo un favore, stronzo!"
"Allora perchè..."
"Non deve toccarti mai più quel figlio di puttana! A costo di ridurti in fin di vita con le mie mani ti impedirò di fare altre stronzate!"
"Spiegami perchè ti comporti così..."
Le mie parole non ottennero nessuna risposta vocale, ma un bacio appassionato e violento mi fece capire come stavano le cose.
Kenji e Maho
Maho si era presa una bella cotta per Kenji, anche se spesso guardando lui e Yukito si era chiesta se tra i due non ci fosse qualcosa. Il suo interesse per Kenji crollò di colpo quando sorprese i due ragazzi mano nella mano. Appena Yuki la vide arrivare lasciò la mano dell’amico, ma era troppo tardi. Maho aveva ricevuto conferma a ciò che già da un po’ sospettava, però non disse niente.
Yuki prese la torta dal frigo e lasciò la stanza.
"Cosa stavate facendo?" domandò Maho a Kenji una volta rimasti soli.
"Niente..." rispose vago il ragazzo.
"E... fate spesso questo niente?"
"Ogni tanto," le disse tentando di sorridere.
"Capisco..."
"Maho, io..."
"Senti, non sono una stupida" gli disse. "Mi ero già accorta che tra voi c’era molto più che semplice amicizia... Forse sono lo stesso un po’ sorpresa perchè io e Yuki siamo stati insieme... Mi sento un po’ confusa, scusami..."
Kenji l’abbracciò, stringendola forte a sè. "Io non lo sapevo che lui era il tuo ex ragazzo..."
"Te l’ho presentato io come tale!" rispose risentita lei.
"No, io... Lo conoscevo già...!"
Maho lo guardò sorpresa.
Kenji annuì con la testa. "Sì, è così," continuò. "E’ stato in un live house circa un mese prima. Ero ubriaco, lo eravamo entrambi... Io ero stato scaricato da Aki un paio d’ore prima e Yuki..." si soffermò un istante, rivivendo quel momento, poi riprese "Lui mi si è seduto accanto. E senza neanche guardarmi in faccia mi ha porto un bicchiere di birra. Volevo rifiutare, ma lui non me ne ha dato il tempo. ‘Salute!’ ha detto battendo il suo bicchiere contro il mio. Ho pensato che fosse davvero un tipo insolito, un po’ matto, ed ho sperato che se andasse prima possibile, invece..."
In quel momento Yuki comparve sulla porta della cucina. "La musica c’è, la birra pure... che cosa manca adesso?"
Kenji sorrise. "Sì, ha detto proprio così!"
"E l’ho baciato, poi.. be’..."
"Ma no, non è vero! Non è successo proprio niente quella volta!" disse Kenji imbarazzato.
Per Maho non era facile accettare la relazione di Kenji e Yukito. Non lo era perchè adesso sapeva di essere innamorata del suo caro amico d’infanzia. Avrebbe dovuto rassegnarsi, ma all’amore non si possono imporre divieti.
Yukito
Ognuno porta dentro di sè un segreto, più o meno grande. Il segreto di Yukito era qualcosa di immensamente pesante. Forse parlarne con Kenji lo avrebbe in parte alleggerito di quel fardello. Iniziò a pensare così.
Era un sabato notte. Avevano passato la serata in un pub ad ubriacarsi di brutto. Yukito l’aveva portato a casa sua.
"Puoi rimanere se vuoi," disse Yuki.
"Non lo trovo giusto..."
"Cosa?" chiese Yukito mentre si accendeva una sigaretta.
"Tu sai praticamente tutto di me," continuò, "mentre io di te quasi niente... E’ come se ti avessi solo per metà!"
"Solo per... metà?!" ripetè Yukito.
"Sembri sempre distaccato. Sempre immerso nei tuoi pensieri... Non si tratterà mica ancora di Hideaki? Di quel video?"
"No. E’ colpa mia, scusa... E’ che sono stanco di dovermi nascondere da mio padre. Vorrei potessimo avere una stanza tutta nostra e non una camera di un love hotel...!"
"Se tu lo volessi... Potremmo averla davvero un giorno!"
"Che stronzate! Tu dovresti metterti con Maho..."
"Cosa c’entra Maho? Voglio vivere insieme a te!"
"Ma non si può, lo sai. Poi se mio padre mi becca mi fa fuori!"
Kenji aveva notato che a Yukito tremava sempre un po’ la voce quando parlava del padre. Non sapeva se fosse per timore di essere scoperto da lui o per altri motivi. La risposta era ‘altri motivi’. E ‘quei’ motivi erano la causa del suo non riuscire a confidarsi del tutto con il compagno. Quella sera decise finalmente di affrontare la situazione e raccontò a Kenji che suo padre in realtà non era il suo vero padre.
"Masayoshi è mio zio, il fratello minore di mio padre. E’ diventato il mio tutore dopo la morte di mio padre, una decina d’anni fa. Per me è come un padre, solo che lui..." s’interruppe un momento. Aspirò profondamente dalla sua marlboro rossa, e riprese: "Fin da piccolo mi molestava... Io ne avevo paura, e non ho mai trovato il coraggio di ribellarmi..."Altra pausa, sorrise nervosamente, fissando il soffitto. "Adesso," aggiunse, "odiami pure! Disprezzo te e quello che fai con Aki quando anch’io mi comporto allo stesso modo con Masa..."
Kenji e Yukito
Tutto sembrava portarli ad allontanarsi. Forse non erano fatti l’uno per l’altro.
I lividi sul corpo di Kenji, lasciatigli da Hideaki, andavano scomparendo col passare dei giorni. Le ferite più profonde, però Ken le aveva nel cuore. Amava ancora Aki, nonostante tutto, e anche se non l’aveva più visto da quella sera pensava e ripensava a lui. I manifesti sui muri di un concerto dei Vicius in un live house di Shibuya contribuirono a fargli prendere la decisione di chiamarlo.
Hideaki lo invitò a passare la notte da lui. I suoi passi si fecero incerti mentre saliva le scale che portavano all’appartamento del ragazzo. Stava per tornare indietro, quando dalla cima della gradinata comparve la figura di Yukito.
"Che ci fai qui?" chiese Kenji.
In quel momento al suo fianco comparve Hideaki.
"Visto, Yukki... che ti avevo detto? E’ follemente innamorato di me, non puoi farci niente!"
Yukito scese le scale andando incontro all’amico.
"Ti piace così tanto farti pestare?" gli domandò con disprezzo.
Kenji tentò di colpirlo con un pugno in faccia, ma Yukito lo evitò.
"Vuoi che la facciamo finita? Guarda che per me non ci sono problemi... Mi sono rotto le palle di farti da balia! Scopa pure con chi vuoi, fatti menare, e fa’ tutti i giochi perversi che ti pare! Vaffanculo!"
"Yuki... Tu non ci sei mai...!" disse Kenji, difendendosi dalle sue accuse.
"Non credo sia per questo. Penso piuttosto che il vero motivo sia che io sono troppo ordinario per uno come te! Ma sai cosa ti dico invece? Mi eccita alla follia vederti vestito da liceale! Proprio come in quel video...! Sei solo un giocattolo... Divertitici, Aki! Ci vediamo!"
Dopo quelle parole, pronunciate con una rabbia tale di cui Kenji non avrebbe mai creduto capace l’amico, se ne andò.
Kenji lo guardò scendere i gradini e quando fu in fondo lo raggiunse correndo. Lo afferrò da dietro, per un braccio.
"Non sono il giocattolo di nessuno!" disse.
"Voglio che tu sparisca dalla mia vita... per sempre!" rispose Yukito, senza voltarsi.
"Ti amo, non conta niente per te?"
"No."
Kenji mollò la presa. Rimase qualche istante a guardarlo allontanarsi nell’oscurità. Poi, tornò da Hideaki.
Non incontrò Yukito per quasi tre mesi e quando successe fu per caso, per strada.
Parlarono del più e del meno. Kenji gli disse di essersi messo con Maho. La reazione dell’amico fu il più completo stupore.
"Finalmente! Non l’avrei mai detto!" sostenne.
"E tu? Cosa fai?"
"Mi vedo con un ragazzo," rispose vago.
"Un ragazzo?"
"Sì, fa parte di un gruppo con cui suono ogni tanto."
"Sei anche tornato a suonare... Bene, mi fa molto piacere, forse io ti stavo davvero rendendo la vita impossibile."
"Puoi giurarci!" disse lui. E non sembrava scherzasse.
"Allora, ci vediamo!" lo salutò Kenji.
"E Hideaki? L’ho vedi sempre?"
"No. E tu, ci vai ancora con tuo zio?"
"Con Masa!" disse. La parola ‘zio’ lo irritava terribilmente.
"Sì, ci vai ancora..."
"Non credo siano fatti tuoi. Non vorrai litigare, spero!"
"Figurati."
Il filo invisibile del destino che lega le persone... Ho tentato più volte di tagliarlo... Credevo di esserci riuscito, invece... Era ancora intatto!
[Fine della prima parte... tsuzuku! ^__^’’]
Kenji e Maho
Maho disegnava manga dai tempi delle medie. Un suo fumetto aveva vinto il concorso indetto da una famosa casa editrice ed era stato premiato con la pubblicazione a puntate sulla loro rivista. Lei ne era orgogliosa. Diventare una famosa mangaka era sempre stato il suo sogno. La storia aveva riscosso gran successo e le avevano proposto di realizzarne il seguito. Successivamente il manga era stato serializzato in cinque volumetti. Adesso lavorava ad una serie nuova. Aveva bisogno, però di qualcuno che l’iutasse ad inchiostrare le tavole e così Kenji si era messo a sua disposizione.
In quel periodo, i Vicius erano impegnati col tour promozionale del nuovo disco e Hideaki non si era più fatto vivo con il ragazzo. Quanto a Yukito... Be’ lui aveva iniziato a lavorare part time in un megastore musicale, nel quartiere di Shibuya, ed aveva continuato a suonare col suo gruppetto rock.
Il tempo che Kenji e Maho passavano insieme li aveva fatti tornare indietro con i ricordi di molti anni prima. Tra loro c’era sempre l’affiatamento di un tempo. Se ne rendevano conto adesso. Anche se le strade intraprese, a partire dai diversi indirizzi di studio, li avevano separati tra loro c’era sempre quella sorta di complicità che solo tra i veri amici esiste.
"Quella cicatrice sotto l’occhio... ti rimarrà per sempre...?" chiese Maho.
"Può darsi," aveva risposto Kenji.
Era una ferita profonda. Cadendo a terra, sotto i colpi di Hideaki, era finito con la faccia su una bottiglia vuota di birra che si era rotta facendogli un taglio sotto lo zigomo.
"Be’ che c’è di male... non sono forse più figo?" aveva scherzato lui.
"Sul serio non conoscevi chi ti ha ridotto così?"
"No. Me l’hai chiesto non so più quante volte!"
"Scusami, non vorrei che tu avessi mentito per proteggere qualcuno... un amico magari..."
"Secondo te un amico mi picchierebbe a sangue?"
Maho scosse la testa. "No. Certo che no," disse.
La ragazza lo aveva guardato tristemente. Poi gli si era avvicinata e l’ aveva baciato. Un timido bacio, dato premendo leggermente le sue labbra su quelle di lui.
"Tu mi piaci molto, Ken-chan..."
Lo chiamava con quel nomignolo affettuoso quando erano da soli.
Quello fu l’inizio di una prova. Stare con qualcuno che gli piaceva, e Maho a Kenji piaceva, che non fosse un ragazzo. Era la prima volta in vita sua che sperimentava come fosse stare con una ragazza. Decise di affrontare questa nuova situazione. Magari l’avrebbe aiutato a capire realmente chi era, e soprattutto chi voleva essere.
"Sono felice per te!" disse, ma dal modo in cui lo disse si capiva che non era affatto così.
"Vorrei parlare un po’ con te, ma non qui per strada... In un posto dove possiamo stare più tranquilli."
"Nel mio appartamento c’è Masa..."
"...E a casa mia ci sono i miei!"
Si scambiarono uno sguardo d’intesa e si avviarono verso il quartiere dei love hotel. Era chiaro per entrambi che avrebbero trascorso la notte insieme, ma tutti e due si domandavano se sarebbe successo qualcosa. Sia Kenji che Yukito si interrogano circa le intenzione dell’altro. Quello ad essere più teso era Yukito. Per Kenji tutto appariva sempre dannatamente naturale. Lui si adeguava sempre a tutto. Sapeva adattarsi perfettamente a qualsiasi tipo di situazione. Almeno questo era quello che pensava di lui Yukito.
"Vado a farmi una doccia, ti secca?" chiese Kenji.
"No, no, vai pure. Visto che tanto paghiamo per tutta la notte, tanto vale approfittarne, no?"
Kenji si spogliò come se niente fosse davanti all’amico.
"Di cosa volevi parlarmi? Di qualcosa in particolare o era solo per..."
"Per stare un po’ insieme. E’ tanto che non lo facciamo!"
Anche Yukito prese a togliersi i vestiti, lasciandoli cadere sul pavimento di moquette grigia.
"Ehi," gridò Kenji dal bagno, "guarda, c’è la vasca! Non sapevo ci fossero stanze così!"
"Splendido!"
Kenji fece scorrere l’acqua nella vasca fino a riempirla.
"Vieni, dai..." disse, invitando Yuki, mentre lui già si era immerso.
Yuki comparve sulla soglia della porta.
Kenji rimase qualche secondo a osservare il ragazzo completamente nudo sulla porta.
"Che stai aspettando...?"
"Vuoi che lo facciamo là dentro?"
"Tu non lo vuoi? Se devo essere solo io a volerlo allora non..."
Yukito non gli fece terminare la frase che già era con un piede nell’acqua.
"Non sarà scomodo?"
"Ah, Yuki... era solo per stare qui con te! Va bene anche solo se stiamo abbracciati... Potrei lavarti la schiena!"
Yukito era rimasto in silenzio a guardare le cicatrici lasciategli da Hideaki.
"Da quanto non lo vedi quel bastardo?"
"Sono mesi. Te l’ho detto... sto con Maho adesso!"
"Quello significa poco... Stai con Maho, sì... e adesso sei qua nudo in una vasca con me!" sostenne ridendo. Anche Kenji si mise a ridere.
"Credevo non saremmo mai più stati intimi," disse Yukito.
"Ogni volta che ti incontro ho paura che potremmo non rivederci... Ho paura di perderti!"
Yukito strinse Kenji tra le sue braccia. "Io ti amo..." gli disse.
"Yuki... Sono molto confuso... Anche la storia con Maho... Forse è stato un errore mettermi con lei... La farò soltanto soffrire!"
"Come vanno le cose tra di voi?"
"Non ci riesco..."
"Hmm?" chiese
"Non riesco a fare sesso con lei...! Mi sembra strano e mi sento in imbarazzo... Io non ho mai fatto sesso con una ragazza...!"
Yukito si mise a ridere. "Normalmente io mi sento dire il contrario!" disse.
"Eh? Ma hai trovato molti ragazzi che erano alla loro prima esperienza?" domandò sorpreso Kenji.
"Qualcuno," sostenne sorridendo l’altro.
"Posso chiederti quando ti sei accorto di essere quello che sei? Non ne abbiamo mai parlato."
"E’ successo tanti anni fa, andavo ancora alle scuole elementari... Ricordo che mi piaceva far spogliare i miei cugini. Avevamo quasi tutti la stessa età. Mi piaceva guardare i loro corpi."
"Da bambino...? Così presto? E i tuoi cugini non dicevano niente? Non si rifiutavano?"
"No. Comunque non siamo mai tornati sull’argomento da almeno una decina d’anni..."
"Sai, da piccolo mio fratello mi obbligava a tirarmi giù i pantaloni davanti ai suoi amici..." prese a dire, imbarazzato Kenji, "Io mi vergognavo, ma lui mi faceva credere che se volevo entrare nel loro gruppo dovevo fare tutto quello che mi ordinavano... Avevo undici anni...Volevo sentirmi grande come loro!"
"Ken... "
"Non so perchè proprio adesso, ma avevo una grandissima voglia di raccontarti queste cose. Anche adesso ogni tanto mi tornano in mente..."
"Ken... ma che ti prende?" gli chiese, mentre l’amico si era abbassato e aveva poggiato la testa sulla sua spalla.
"Un giorno un amico di mio fratello venne a casa nostra. Mio fratello non era ancora tornato da scuola e mia madre era scesa al piano di sotto a parlare con un’inquilina del palazzo. Il ragazzino, che aveva un paio d’anni più di me mi disse di seguirlo in bagno. Mi tolse i pantaloni, poi si abbassò i suoi. Disse che doveva rimanere un segreto tra noi due. Che erano cose che facevano solo i grandi..." mentre raccontava quel brutto ricordo della sua infanzia a Yukito iniziò a singhiozzare.
L’amico gli accarezzò i capelli, lo fece in un modo dolce come non aveva mai fatto.
"Non preoccuparti, non è successo niente di... Ehm, ci siamo solo toccati..." disse, e non riuscì più a trattenere le lacrime.
"Ken..."
"La notte, quando siamo andati a dormire ho detto a mio fratello cosa mi aveva fatto il suo amico. Lui non se n’è sorpreso più di tanto e mi ha vietato di non dirlo a nostra madre. E’ riuscito a convincermi che non avrei mai avuto il coraggio di dirle una cosa del genere. In effetti era vero... avevo troppa vergogna... e così me lo sono tenuto per me..!."
"Non mi va che ti sia capitata una cosa del genere... Forse anch’io me ne approfittavo della timidezza dei miei cugini... Kenji, io..."
"E’ stato da quel momento che qualcosa in me è cambiato. Avevo paura quando un mio compagno di classe mi si avvicinava un po’ troppo. Paura e allo stesso tempo immaginavo come sarebbe stato poterglielo toccare. Così andava a finire che rimanevo sempre in disparte e gli altri non mi parlavano quasi neanche. Mi sentivo un escluso, ma pensavo che fosse meglio così perchè io ero diverso da loro. Mi sentivo sporco... Adesso tutto questo fa ridere. Adesso sì che dovrei sentirmi sporco... Per quello che faccio con Aki...!"
"E allora io come credi che dovrei sentirmi per quello che faccio con Masa... Eppure, non mi sento nè sporco nè sbagliato nè peccatore davanti agli occhi di Dio o chi altro...! Forse non dobbiamo vergognarci di quello che siamo... Siamo questo, nel bene e nel male, siamo noi!"
"Però... Bel discorso! Mi è passata la voglia di far sesso!"
"Kenji, scusa, non volevo..."
"Ma no, non sono mica arrabbiato. Va bene così. Mi è sembrato di sentirti vicino. E’ stata una delle rare volte in cui mi hai aperto il cuore. Mi ha fatto piacere sentirti dire ciò che pensi!"
Il giorno che conobbi i genitori di Kenji ero molto nervoso. Ero passato da lui per restituirgli alcuni cd che mi aveva prestato. Venne la madre ad aprirmi la porta. Mi invitò ad entrare. Io rifiutai dicendole che non ce n’era bisogno, che potevo lasciarli a lei.
"Entra, dai, Ken sarà qui a momenti" aveva insistito. Così alla fine ero rimasto ad aspettarlo. Era la prima volta che entravo nel suo appartamento. Il padre mi salutò con un cenno del capo. Quando gli fui più vicino mi squadrò dalla testa ai piedi. Poi, mi guardò dritto negli occhi. Mi sentii veramente in imbarazzo.
"Buonasera," salutai.
La madre sparì in cucina a preparare la cena. E io rimasi da solo con il padre.
"Ti fermi a cena con noi?" mi chiese. Il tono della sua voce era completamente diverso da come me l’aspettavo.
Più tardi scoprii che forse non doveva odiarmi più di tanto.
Passai un po’ di tempo nella stanza di Kenji. Lui si comportava normalmente. Io lo guardavo e non riuscivo che ad immaginarmelo vestito da ragazza, con la divisa da liceale.
Me ne andai via verso le dieci. Mentre stavo per mettermi il casco, vidi il padre di Kenji, con in mano il sacco della spazzatura che viniva verso di me.
"Quei lividi... sai chi è stato?"
"No... Fuori dall’House’s Rock... l’hanno aggredito, io non c’ero..." Era la versione ufficiale.
"Non sai chi potrebbe essere stato?"
"No, non ne ho la minima idea," dissi scuotendo la testa, mentendo. "Solo un gran bastardo!"
"Già... Tu mi sembri un bravo ragazzo. Tienilo d’occhio, per quanto puoi, per favore."
‘Fosse facile!’ pensai. "Ci proverò!" risposi.
Il padre sembrava seriamente preoccupato per suo figlio. Mi resi conto che doveva sospettare che tra noi ci fosse qualcosa. Mi stava affidando suo figlio? Dovevo prendermene cura?
"Ti saluto, figliolo. Stammi bene!"
"Arrivederci, signor Kanata."
Dovevo parlare con Maho. Anche Kenji doveva farlo. Dovevamo parlarle entrambi. Spiegarle come stavano le cose. Non sarebbe stato facile, ma così non potevamo più andare avanti. Ho sempre odiato ingannare gli altri, figurarsi una carissima amica come lei.
Kenji e Noburo
"Ehi, Kenji... tutto bene?"
"S-sì, scusami..."
"O.k" dice. Mi sorride. "Vado a farmi una doccia".
Quell'uomo mi piace. Mi piace davvero, ma non può durare. Domani partirà per Hiroshima. E' un professore di liceo, insegna matematica, e domani sarà trasferito in un' altra scuola.
Sento il rumore della doccia. Prendo il cellulare e compongo il numero di Masayoshi. Vorrei chiamarlo. Dirgli: "Ehi, Masa... verresti a prendermi...?" Invece, lo metto via, nella tasca dei pantaloni. Mi spoglio e mi sdraio sul letto.
Vorrei tornare indietro. Lo vorrei davvero tanto. Vorrei che Maho fosse ancora la mia 'sorellina'. Vorrei vedere ancora il suo sorriso.
"Tu non stai affatto bene, Ken" mi dice il professore trovandomi con gli occhi lucidi.
"E va bene," ammetto, "hai ragione tu."
Si sdraia sul letto vicino a me. Mi accarezza una mano, poi mi abbraccia.
"Che cosa ti succede?"
Scuoto la testa. Dico che non mi va di parlarne. In quel momento squilla il mio cellulare. E' per terra dentro la tasca dei pantaloni. Lo lascio squillare.
"Non rispondi?" chiede Noburo.
"Accidenti, avrei dovuto spengerlo...!"
Noburo si alza e raccoglie il mio telefonino. "E' un certo Masa..." dice passandomelo.
Incredibile. E pensare che avrei voluto chiamare proprio lui un attimo prima.
"Pronto?"
"E' morta per causa tua..." mi accusa la voce di Yuki all' altro capo del telefono.
"Yu...?! Ma cosa...? Sei ubriaco?!"
"Dove diavolo sei?! Te la spassi come se niente fosse anche oggi, eh?"
"Piantala, Yu. Ma cosa ne sai?"
"So che mi hai portato via Maho, poi Masa... E che adesso ti stai facendo scopare chissà da chi...!"
"Sei ubriaco? Ehi, Yu...!"
"Zitto. Sta' zitto...!"
"Non credi di avermela già fatta pagare abbastanza?!"
"No. Dovevi esser tu a morire, non lei! Lei non lo meritava..."
"Pensi che io non lo sappia. La penso esattamente come te!"
"Non meriti di vivere..."
"Cazzo, Yuki, falla finita. Vaffanculo!" gli rispondo secco e riattacco.
Noburo mi guarda senza dire una parola. Facciamo sesso. Io ho la mente da tutt' altra parte.
Vorrei non fosse successo. Vorrei poter tornare indietro.
E' stato un incidente. Uno stramaledetto incidente. Aki non voleva... Cazzo,
Aki l' ha spinta contro la parete... Lei ha sbattuto la testa contro il lavandino..."
"Ma perchè lui incolpa te?"
"Era lì per me. Era venuta a cercarmi, se io non... C' è stato il processo. Tutta la band, ed io, abbiamo testimoniato a suo favore. Hideaki è stato assolto. E' stata davvero una casualità. Sai, l' espressione terrorizzata che gli ho visto in faccia quando Maho non riprendeva i sensi... Si è trattato di un incidente...!"
"Che roba è?" domandò Ken.
"Che c'è non ti fidi più di me? Dai, butta giù...," disse Aki, passandogli il bicchiere, dopo aver finito di sciogliere i sali nell'alcool.
"Aki..."
"Ti adoro, Enji..." bisbigliò slacciandosi i jeans. "Starai benissimo, te l'assicuro... E intanto, fai star bene me... Succhiamelo, tesorino..."
Kenji si abbassò.
"Sì, brava...!"
Era il rituale che si ripeteva ogni volta prima di un concerto. E Kenji stasera, con l'anfetamina in circolo era davvero su di giri.
Ci sono dei momenti in cui non ti poni nessuna domanda, semplicemente stai bene. Sei consapevole che ciò che fai è sbagliato, ma lo fai ugualmente. Lo fai perchè ti fa star bene.
Kenji aspettò che l'altro raggiungesse l'orgasmo.
"Yuki sa che sei qui?"
"No" rispose Ken, alzandosi in piedi.
In quel momento il bassista chiamò Hideaki. Stavano per entrare in scena. Kaoru si accorse che Aki non era da solo, lasciò che uscisse dal bagno e approfittò di una sua distrazione per chiedere a Kenji di soddisfare anche i suoi bassi istinti. Entrò e richiuse la porta alle sue spalle.
"Che bravo bambino, che sei...!"
Hideaki, non vedendo Ken in giro, tornò verso la toilette. Proprio in quel momento Kaoru stava uscendo dal bagno. Hideaki intravide l'altro in ginocchio per terra. Capì immediatamente quello che era successo. Con un impeto di rabbia afferrò una sedia lanciandola contro Kaoru.
"Ehi, ma che cazzo fai?!"
"Tu, bastardo...! Sei un figlio di puttana!" l'aggredì Aki. "Chi cazzo ti ha detto che puoi farti spompinare dalla mia ragazza?!"
"Ah, scusa, pensavo fosse la nostra mascotte... la 'stimolatrice' del gruppo...!" disse ridendo.
"E' la mia ragazza, pezzo di merda!"
"Ma che diavolo state combinando?!" li interruppe il batterista. "Ci stanno aspettando!"
"Arriviamo, arriviamo!" disse Kaoru.
"Dopo me la paghi, stronzo!" lo minacciò Hideaki, poi prese un paio di manette dalla sua valigetta e
"Cosa fai?!" disse Kenji.
"Adesso te ne stai qui buono, poi farò i conti anche con te!" gli rispose ammanettandolo alla maniglia della porta del bagno.
"Aki, ma che cavolo...?!"
"Non sei la puttanella di tutti, hai capito?! Sei la mia ragazza, Enji, ficcatelo bene in testa e vedi di ricordartelo una volta per tutte!"
"Aki, io non volevo..."
"Sta' zitto almeno, cazzo!"
"Mi dispiace..."
"'Fanculo!"
*°*Kenji e Kaoru*°*
In fondo lo so che Aki è responsabile della morte di Maho. In fondo anch' io lo ritengo responsabile, tuttavia non ho potuto fare a meno di cercarlo subito dopo il processo.
"Se n' è andato. Bye bye", mi disse Kaoru.
"E dove?"
"New York, forse... o forse chissà..." rispose. E prese a fissarmi in un modo che conoscevo bene. Troppo bene. Per un momento mi era sembrato lo stesso sguardo di Hideaki. Non mi ero mai reso conto di quanto si somigliassero nei modi di fare.
"Enji..."
Non mi va che mi si chiami in quel modo. Solo Aki può farlo. Soltanto lui. E mentre penso questo, anche adesso, mi accorgo che mi manca.
Ha ucciso Maho!
Le accuse di Yuki mi s' infilavano nel cervello, ma quello che provavo per Aki riusciva a scacciarle.
Avevo telefonato a Kaoru per avere notizie di Hideaki, che non mi rispondeva al cellulare, e lui mi aveva chiesto di incontrarci così mi avrebbe dato delle spiegazioni.
"Ehi, so cosa ti piace. Potrei farti star bene."
"No," risposi non troppo convinto.
"Saresti meno pensieroso. Che problema c'è?" continuava a dire. Quale problema c' era? Forse nessuno. Forse si poteva fare. Forse aveva ragione lui. E forse lo volevo anch' io...
Eravamo nella sala prove della band. Non c'era nessuno. Soltanto io e Kaoru. Diverse volte io e Aki l' avevamo fatto lì.
Kaoru si era spogliato ed aveva iniziato a spogliare me. Ero vestito come una ragazza, mi andava così ultimamente. Mi aveva fatto sedere su una sedia, completamente nudo. Si era acceso una sigaretta. Poi, mi aveva legato i piedi alle gambe della sedia e le mani dietro la schiena.
"So molte cose di te, sai..." disse, mentre mi faceva una bruciatura all' interno di una coscia. Mi lasciai scappare un grido per il dolore. "Speravo arrivasse presto questo giorno, bambolina."
La situazione mi eccitava in modo vergognoso. Oltre alle bruciature sulle gambe e sul ventre prese a farmi dei piccoli taglietti sulle braccia. Non mi dispiaceva affatto. Poi, si era avvicinato al mio viso. Avrei voluto andarmene, ma al tempo stesso volevo che mi torturasse ancora e ancora.
"Ah, dimenticavo..." mi disse Kaoru mentre stavo per andarmene. "Ti ha lasciato un messaggio. Immaginava saresti passato di qua."
"Chi?" chiesi, facendo finta di non capire.
"Laggiù, sul muro!"
Andai verso la parete che mi stava indicando. Sembrava una sorta di tempio allestito in mio onore. Era pieno di fotografie che mi ritraevano nelle posizioni più imbarazzanti.
"Carino, no?" disse Kaoru. "Questa sì che è devozione all' amata!"
Tra le foto attaccate alla parete un "See you, Baby!" scritto con un pennarello rosso mi dette il colpo finale. Presi a strappare con rabbia tutte quelle immagini, anche se non sarebbe altrettanto facile strapparle dalla mia testa, mentre Kaoru rideva.
"Che bastardo!" ripetevo.
"See you, Baby..." canticchiava lui. E rideva, rideva.
Piansi per strada. Mi sentivo da schifo. Patetico. E riuscivo solo a rivedermi in quella stanza, legato ad una sedia con Kaoru che mi girava intorno con il suo coltellino a serramanico. E sentivo l' eccitazione sempre più incontrollabile che si mescolava alla vergogna.
Mi accorsi di essere finito sotto casa di Yukito. Una delle ferite di Kaoru stava continuando a sanguinare e mi bruciava tremendamente. Non c' era gente per strada. Pensai ad Aki. Non lo so perchè. O forse sì, lo posso immaginare.
Stavo per perdere i sensi quando sentii qualcuno che mi chiamava per nome. Mi sembra di ricordare di aver sorriso, anche se i ricordi sono un po' confusi. E' stato Masayoshi, lo zio di Yukito, a soccorrermi. Gli ho detto che non volevo essere portato in ospedale, che le ferite erano lievi. Lui non era d' accordo, ma poi mi ha portato a casa sua. Yuki non c' era quel giorno. Masa mi disse che era fuori città da alcuni parenti. Quella sera Masa mi ha confidato di voler molto bene a Yuki, ma di aver avuto intenzione già da molto tempo di smetterla con la loro relazione.
"E' Yuki che non ne vuole sapere di smettere... Non so come comportarmi. Ho sbagliato, lo so. Ero molto giovane quando mio fratello morì e avere Yuki per casa... Oddio, ho bevuto un po'. Scusa questa confessione, non era prevista."
"Non preoccuparti" dissi. "Non sono certo il tipo che va a spifferare una cosa del genere ai quattro venti."
"No, lo credo anch' io. Sembri un bravo ragazzo."
"Sono confuso... Non capisco cosa mi stia succedendo... E credo di aver voglia di vomitare...!"
Masayoshi mi strinse a sè. "Passerà," disse, cercando di tranquillizzarmi.
"Pensi che Yuki sia innamorato di te?" gli chiesi.
"No, non penso. Il fatto è che abbiamo vissuto sempre insieme, gli ho fatto da padre e... Sono il primo uomo che... be', insomma, hai capito..."
"E tu? Tu lo ami?"
"Non saprei. Gli voglio bene. Provo un profondo affetto per lui, ma..."
"Ho capito."
"Accuse"
Trovo che gli addii siano davvero patetici. Così io e il professor Noburo siamo andati a prenderci un caffè nel solito locale. Uscendo ci siamo salutati normalmente, come facciamo ogni giorno. Ho trovato alloggio in uno studentato, non posso permettermi altro col mio stipendio da cameriere.
Ho incontrato il professore in un club dove vado ogni tanto. Non ero mai entrato però in una dark room e quella sera mi sentivo abbastanza confuso e disperato per cui un po' di divertimento non poteva guastare.
Mi ha chiamato Kaoru. Ha detto doveva parlarmi. Sono andato all' House' s Rock, facendo un grandissimo sforzo, e lui non si è neanche visto.
Mi sono seduto sugli stessi gradini dove incontrai per la prima volta Yukito. Alcuni ragazzi vicino a me stanno parlando del gruppo di Aki. Ascolto distrattamente i loro discorsi.
"Ve li ricordate i Vicious?" chiede uno di loro.
"Ma sì. Erano davvero forti!"
"Già, peccato che il loro leader una sera fosse totalmente fatto ed abbia ucciso quella ragazza..."
"Ma è stato dichiarato innocente!" Se ci fosse qui Yuki penso che lo prenderebbe a pugni.
"Girava voce fosse anche gay..."
"Bah, a me la loro musica piaceva! Aveva un carisma e una voce quell' Hideaki!"
Uno dei ragazzi indietreggiando inciampa sui miei piedi e finisce per rovesciarmi addosso quasi tutta la birra del bicchiere che teneva in mano.
"Ehi, ma che cazzo fai?!" salto sù.
Quello si spaventa e mi chiede scusa balbettando. Mi pento subito di aver reagito in quel modo esagerato.
"Scusa tu, sono stato brusco" dico. Gli offro un' altra birra. Ci mettiamo a parlare. Lui avrà una decina d' anni meno di me. E' carino quanto basta. Dall' aspetto sembra un po' ingenuo, come me.
"Senti ti va di fare due passi?" gli propongo. Nel locale c' è troppo casino e tocca urlare per capirsi.
"O.k." fa lui.
Usciamo dal live house. Pensavo a dove saremmo potuti andare per stare un po' tranquilli quando alle mie spalle sento dire: "Ehi, adesso anche pedofilo... oltre che assassino?!"
Riconosco la voce e poi l' accusa è chiara. Mi volto e vedo Yuki. Non lo vedevo da un po' di tempo. Mi sembra strano, dimagrito. Non so se salutarlo o meno. Decido di no.
"Ma che cazzo vuoi?" gli chiedo.
"Niente" dice lui. "Certo che devi provare un' attrazione perversa per i luoghi in cui si sono consumati degli omicidi... "
"Ma che diavolo...?! Fino a che punto vuoi arrivare?!"
"Sarò breve" dice, mentre sorride sarcastico. Mi sembra totalmente fuori di sè. Mi spaventa vederlo così.
"Avanti, parla."
"Se scopro che ti scopi Masa io t' ammazzo, giuro!"
"O.k. fallo pure. Non so che altro dirti. Masa mi è solo stato vicino in un momento in cui ne avevo bisogno. Tutto qui. Anche se ti è difficile crederlo, io non vado a letto con tutti. E adesso, ciao."
Yuki non dice nulla. Io e il ragazzo continuiamo a camminare. Sento che non ci segue. Sono più tranquillo.
"Ehi, va tutto bene?" mi chiede il ragazzo.
"Scusa, quello che ha detto in parte è vero... Sai, la ragazza di cui parlavano prima i tuoi amici? Si trovava lì per me, era venuta a cercare me...!"
"Ma è stato quell' Hideaki, no?"
"Sì, ma... se solo non fossi stato lì...!"
"Quel ragazzo era un tuo amico? Quello di prima, intendo."
"Lo era. Poi la morte di Maho ha cambiato tutto. L' avevo conosciuto proprio dove stavo seduto quando tu mi hai versato addosso la birra. Mi ha offerto da bere, non sapevo neanche chi fosse..."
"Immagino te l'abbia offerta in un modo migliore del mio!" scherza il ragazzo.
Sì", rispondo, "era ancora tutta nel bicchiere!"
Lui si mette a ridere. "Scusami ancora, che razza di figura da idiota ho fatto!"
"Tranquillo. Comunque tu, devo dire, sei stato molto più originale di lui!" gli dico ridendo.
"Era il tuo ragazzo?"
Annuisco.
"Che situazione, mi dispiace. Be', ti ringrazio per la birra. Ci vediamo, ok.?"
"Aspetta. Il nome...?"
"...?"
"Non mi hai neanche detto il tuo nome."
"Yuki", risponde, "piacere."
"Ken..."
"Si scrive con l'ideogramma di spada?"
"No, di biglietto."
"Eh?"
"Scherzavo, scusa."
Ci salutiamo. Lo guardo allontanarsi e torno verso lo studentato. Un centinaio di metri prima qualcuno mi aggredisce alle spalle. Cerco di difendermi, ma il tipo ha molta più forza di me. Mi trascina a terra ed inizia a prendermi a pugni. Finalmente vedo in volto il mio aggressore.
Ho pestato di botte Kenji. Ho dato sfogo alla mia rabbia finchè avevo forza. Ho chiamato Masa. Gli ho detto di averlo ammazzato. Lui è accorso immediatamente. E' arrivata l' ambulanza. Noi l' abbiamo seguita in macchina. Durante il tragitto non mi ha chiesto niente. Una volta arrivati in ospedale mi ha chiesto il numero di casa dei genitori di Kenji. Ha chiamato. I signori Kanata sono arrivati quasi subito. Masa gli è andato incontro. Li ho visti parlare in cima al corridoio. Il padre di Kenji mi ha lanciato un' occhiata. Non saprei direi se d' odio o cosa. Mi aveva chiesto di occuparmi di suo figlio e io gliel' ho ridotto in fin di vita. Mi manca il coraggio di raggiungerli.
Kenji è in coma all' ospedale. Sono stato io a mandarcelo. Ora come ora non mi preoccupo delle conseguenze, penso solo a Ken. Voglio solo che si svegli. Mi denuncerà, ma non m' importa. Voglio che si risvegli. Penso cose insensate. Sto pensando che vorrei fare l' amore con lui. L' ho quasi ammazzato e penso a fare sesso con lui. Penso sia per lo schock. O forse no. Cristo, io lo amo!
Quando Kenji è uscito dal coma ho pensato a come l' avrei affrontato. Ho provato ad immaginare cosa gli avrei detto. Ho avuto paura che non volesse più vedermi. Durante i due mesi scorsi ho iniziato a farmi tagli nelle braccia pensando a lui. Mi piaceva. Stavo iniziando a credere di essere lui. Mi guardavo nello specchio e credevo di essere lui. Masa mi ha sorpreso con una lama del rasoio in bagno ed ha pensato che volessi suicidarmi. Mi ha scaraventato sotto la doccia ed ha aperto l' acqua fredda. Mi sono messo a piangere. Kenji forse non l' avrebbe fatto. O forse sì. Ho fatto per baciare Masa, ma lui si è opposto. Mi ha dato uno schiaffo. Sembrava furioso. Lo visto piangere, per la prima volta. Ed era colpa mia.
Kenji mi ha reso pazzo, forse. O forse no. Mi sono scusato con Masa.
"Voi ragazzini siete pazzi da legare!" ha urlato, mentre con forza mi trascinava fuori dal bagno.
"Masa..."
"Non ti voglio più qui. E' l' ora di finirla!"
Sono andato a casa di Kenji deciso a parlare con i suoi genitori, anche se non sapevo da che parte iniziare.
"Ha detto che non vuole esporre denuncia..." mi dice la signora Kanata.
"Cosa...?! No. Non posso permetterlo. Posso parlargli?"
"E' di sopra, in camera sua."
Mi volto verso il padre di Kenji. Non dice niente. Abbasso lo sguardo e vado di sopra. Trovo Ken sdraiato sul letto, con lo sguardo rivolto al soffitto.
"Ciao."
"Ciao," mi risponde. "Pensavo non venissi più. Mi volevi morto... Mi dispiace che sono sopravvissuto..."
"Ken... Io non so che dire... I tuoi mi hanno detto che non vuoi denunciarmi... è vero?! No, tu devi farlo. Io sono pazzo..."
"Yuki, non posso denunciare la persona che amo. E non pensare che non lo faccio perchè mi è piaciuto che tu mi abbia pestato a sangue..."
"Ken..."
"Avvicinati, per favore. Non ti denuncerò. Anche se i miei sentimenti non sono corrisposti, io non ti denuncerò."
"Sì che sono corrisposti i tuoi sentimenti."
"Sono stato con Kaoru. Lui è come Aki... Forse io sono davvero malato ed ho bisogno d' aiuto, come dicevi tu."
"Io sono come te" gli dico mostrandogli i tagli sulle braccia.
"No, no, no" dice, scuotendo la testa. "Non devi... Ma perchè?!"
"Non so cosa mi sia successo. Mi sento confuso, Ken..."
"E' colpa mia... di tutto... scusami!" mi dice. Poi, mi afferra per un braccio e mi trascina verso di lui. Ci baciamo. In quel momento sento il rumore della porta che si apre. Vedo sua madre sulla soglia che richiude immediatamente.
"Oddio..."
Kenji ormai sta molto meglio. Siamo usciti a camminare nel parco dietro casa mia. Ho portato la videocassetta di Hideaki e Ken le foto che quello psicopatico gli aveva fatto.
"Ne sei sicuro?" gli ho domandato.
"Sì."
Abbiamo bruciato tutto. Il viso di Ken illuminato dal fuoco era bellissimo.
"Hanno aperto un nuovo live house. Ci andiamo?"
"Sì, certo", risponde stringendosi a me. Ho promesso a suo padre di tenerlo d' occhio. Adesso sono convinto di poterci riuscire.
"Ciò che siamo!" (See you, baby!)
Kenji
Maho era come una sorella per me, ci conoscevano fin dall’infanzia. Fu lei a presentarmi Yukito, la sera della festa del suo ventesimo compleanno. Nel momento in cui i nostri sguardi s’incrociarono ci riconoscemmo subito. Era successo un paio di mesi prima, in un live club di Tokyo. Io me ne stavo seduto in disparte, da un lato, sui gradini che portano al piano di sopra. Yukito finse di urtarmi salendo le scale, poi si sedette vicino a me. Mi offrì una delle due birre che teneva in mano.
"Ci conosciamo?" chiesi.
"No, non mi sembra..." rispose l’altro senza guardarmi in faccia.
"La birra non era per qualcuno?"
"Sì, per te" rispose il ragazzo.
"Questo è fuori di testa!" pensai.
"Che ti è successo? Voglio dire... Non sembri affatto interessato al concerto... E questo gruppo non suona neanche male!"
"Già," dissi, "non suona male..."
"E allora perchè te ne stai qui?"
Lo guardai incuriosito. Era un bel tipo, piuttosto attraente. "Sono stato mollato," ammisi. Tralasciai il fatto che si trattasse del cantante della band che si stava esibendo.
"Allora bevi, dai. Per le pene d’amore non c’è niente di meglio che una buona birra!"
"O.k., grazie."
"Oggi pomeriggio ho lasciato la mia ragazza."
"Ah, davvero...?"
"Non andavamo più molto d’accordo. Abbiamo comunque deciso di rimanere amici. Sai, credo di sapere perchè sei stato mollato."
"Sentiamo..."
"Perchè tu sei un tipo qualunque, un po’ noioso, sempre indeciso, e che si fa comandare a bacchetta... Chi vorrebbe stare con uno come te?! Forse ha fatto bene a lasciarti..."
"Come...?! Ma chi ti credi di essere per venire a farmi la predica?! Mi offri da bere per poi..."
"Dirti quello che penso? Mah, era soltanto la mia opinione. Non sembri una persona granchè interessante. Hai il classico aspetto dello sfigato cronico!"
"Ma che cazzo...! Guarda che non è affatto così!" sbottai, frugandomi nelle tasche e tirando fuori il portafoglio. "Eccoti i soldi della birra!" dissi. "Non voglio aver debiti con uno stronzo come te!"
"Non li voglio. Se vuoi puoi offrirmi un’altra bevuta..." disse, "quando vuoi!"
"Cosa vorresti dire?"
"Che potremmo andare a bere insieme qualche sera," rispose tranquillamente.
"Ma tu sei fuori! Prima mi sputi tutta quella merda in faccia e poi...! Ah, lasciamo perdere! E comunque se sono un tipo così poco interessante perchè vorresti uscire con me?!"
"Beh," disse lui, "non devo mica diventare la tua ragazza!" sostenne lui ridendo. "Volevo soltanto esserti amico!"
"E perchè mai?"
Yukito non rispose e continuò a ridere. Io mi alzai seccato e me ne andai.
Non l’ avevo più rivisto dopo quella sera. Quando Maho me lo presentò come "Yukito" capii immediatamente che quello altri non era che il suo fantomatico ex ragazzo di cui mi aveva parlato tanto.
"Non riesco a crederci!" disse Yukito, quando Maho si fu allontanata. "Maho mi parla spesso di te, Kenji... Non avrei mai immaginato che...!" disse ridendo.
"Quindi la ragazza che avevi lasciato quel pomeriggio era Maho..." constatai.
"Già. E quindi tu... sei gay!"
Tentai di accennnare un sorriso, ma più che altro credo mi uscì fuori una smorfia.
"Sta’ tranquillo non ho pregiudizi e comunque l’avevo intuito anche quella sera."
"Sul serio?"
"Sì, e volevo dirti che la proposta di uscire a bere qualcosa insieme è ancora valida. Ti chiedo scusa per ciò che ti ho detto l’altra volta."
"Non importa. Non sono tanto suscittibile..."
"Però quello che ti ho detto... lo pensavo veramente!" disse sorridendo.
Prendemmo a frequentarci assiduamente, ma entrambi non riuscivamo ad aprirci completamente l’uno con l’altro. Io dovevo ancora superare la rottura della mia relazione con Hideaki, il cantante dei Vicious, e Yuki era tormentato da incubi ricorrenti.
"Da quanto ti piacciono i ragazzi?" mi chiese Yuki.
"Credo mi siano sempre piaciuti," risposi.
In effetti non ero mai stato con una ragazza, non l’avevo neanche mai baciata una ragazza. Il mio primo bacio l’ avevo dato ad un mio vicino di casa con cui trascorrevo tutti i pomeriggi . Era stato solo per gioco, per curiosità. Avevamo entrambi tredici anni e frequentavano la seconda media. Ci eravamo ripromessi di dimenticare entrambi l’accaduto, ma per me non era stato tanto facile. Mi era preso una bella cotta per l’amico. Avevo odiato mia madre, mio padre, e Dio per avermi fatto nascere nel corpo di un ragazzo. Avevo odiato tutto e tutti. Mi era sentito diverso e ne avevo sofferto. Poi, alla fine , mi era rassegnato all’idea di non essere una ragazza, ma non per questo avevo rinunciato ad amare gli uomini. Al liceo avevo fatto amicicizia con Seichiro Yamaguchi. Ci eravamo messi insieme e la nostra storia era durata per quasi un anno. Ero stato io a mollarlo sentendomi soffocare da quel rapporto, anche se in seguito me n’era pentito. Con Seichiro avevo avuto la mia prima esperienza sessuale. Dopo c’erano stati altri ragazzi, ma non ne ricordavo nessuno in modo particolare. Erano stati soltanto ‘ombre di passaggio’ nella mia vita. Cercavo qualcosa di speciale. Credevo di meritare qualcosa di meglio ogni volta che uscivo con un nuovo ragazzo. Poi avevo incontrato Hideaki e...
"E a te... da quando ti piacciono i ragazzi? Tu sei bisessuale, giusto?"
"Sì, ma preferisco le ragazze. Ero davvero innamorato di Maho, solo che lei voleva una storia seria e io non me la sentivo. E’ una brava ragazza, non volevo farle del male tradendola e così..."
"Posso chiederti se... ho qualche possibilità con te?"
"Chissà," disse Yukito, in tono ironico, "staremo a vedere come ti comporti!" Kenji e Hideaki
Si erano conosciuti in seconda liceo. Hideaki era stato bocciato e si era ritrovato nella stessa classe di Kenji. Da subito Ken aveva provato attrazione per lui. Era affascinato da quel tipo che non rivolgeva mai la parola a nessuno. Durante le lezioni spesso dormiva. E non l’aveva mai visto ridere. Senza farsene accorgere da loro compagni passava molto tempo ad osservarlo. Poi, si era reso conto di esserne attratto sessualmente ed erano iniziate le sue fantasie erotiche sul compagno. Molto presto la realtà però le aveva superate. Hideaki aveva un paio d’anni più di Ken, era stato bocciato al liceo e alle medie, e una certa esperienza con i ragazzi.
L’amicizia tra loro nacque un pomeriggio all’uscita di scuola. Hideaki stava togliendo il lucchetto al motorino e Ken gli si era avvicinato.
"Ehi..."
"Ti piace la musica punk?" gli aveva chiesto Hideaki.
"Sì."
Passarono insieme il resto del pomeriggio, parlando per ore. Avevano avuto la sensazione di conoscersi da sempre.
Lui era lì davanti a lui. Seduto a cavalcioni di uno scooter che gli parlava di musica punk e di un lontano millenovecentosettantacinque.
"Avrei voluto esserci!" disse Hideaki sospirando.
"Sì, anch’io," rispose Ken.
"Sai che suono in un gruppo?"
"Sul serio?!" chiese Kenji entusiasta.
"Già... Facciamo per lo più cover dei Sex Pistols e dei Clash...!"
"Grandioso! Li adoro!"
"Allora devi venire a sentirci suonare! Sai, io canto anche..." disse. "Non ho grandi doti, ma nella nostra musica basta esser capaci di urlare!" aggiunse ridendo.
Sembravano fatti l’uno per l’altro. Sembrava tutto così perfetto. Poi, un pomeriggio...
"Perchè dovrei indossare questa roba?! Mi vergogno!" disse Kenji.
"Dai, solo per una volta!"
"Non insistere, non ci penso proprio! E poi di chi sarebbero questi vestiti?"
"Li ho comprati. Sono tuoi... Spero che cambierai idea! Dai, sarà divertente!"
Kenji guardò la gonna con più attenzione. Notò che aveva ancora l’etichetta. Erano veramente abiti nuovi. E Hideaki li aveva acquistati appositamente per lui.
"Aki... io non capisco...! Vuoi che mi vesta da donna?! Ma allora non potevi metterti con una ragazza!?"
"Non è così semplice. Le ragazze non mi interessano! Sei tu quello che mi piace, quello con cui voglio stare, quello che non mi fa dormire la notte, quello che desidero nel modo più assoluto... Ken!"
"Io non mi vesto da femmina!"
"Dai, fammi felice... Starai benissimo. Hai un corpo così longilineo, sei perfetto."
La sua voce calda e sensuale gli impedivano di resistere oltre. Indossò la gonna e la maglietta corta, che gli lasciava scoperta la pancia, completamente piatta.
"Sei così sexy... Sembri proprio una ragazza...!" disse baciandolo sul ventre. "Sei la mia dolce ragazza...!"
"Lo dici per dimenticare il fatto che sono un uomo?!"
"Ma no, stupido! E’ che mi ecciti davvero tanto vestito così... ed è solo perchè so che in realtà sei un ragazzo!"
"Allora si tratta di una forma di perversione?"
"Stai zitto un momento!" disse, prendendogli la testa e sbattendogliela tra le sue gambe.
"Fa’ un buon lavoro, mi raccomando..."
Non era certo la prima volta che Kenji faceva una cosa del genere. Si abbassò completamente al volere di Hideaki.
Iniziava a desiderare di conoscere chi si nascondeva dietro quella musica capace di trapassarti il corpo violentemente e lasciarti dentro schegge di rabbia con testi così crudi e provocatori. Col passare delle settimane scoprire la vera identità di quel carismatico personaggio era diventata un’ossessione. Fare sesso con lui era come dover assolvere un ‘dovere’ e questo gli piaceva da impazzire. Era succube di lui. Era il suo schiavo. Gli piaceva. Kenji e Yukito
Yukito era completamente diverso da Hideaki, anche se ancora non erano andati a letto insieme capiva che certe perversioni non le aveva.
Ken provava una fortissima attrazione fisica per l’amico, tuttavia aspettava fosse lui a fare il primo passo. Yuki era diverso da tutti gli altri ragazzi con cui era stato. Non avrebbe saputo spiegare esattamente in cosa, ma era diverso. A suscitare l’interesse per Yukito era quell’alone di mistero che lo circondava. Anche Yuki come Hideaki era un tipo piuttosto silenzioso e riservato. C’erano angoli bui dentro il suo cuore. C’erano forse segreti e forse paure che non mostrava mai a nessuno. Forse gliele avrebbe rivelate prima o poi, e lui avrebbe atteso quel momento.
Una domenica pomeriggio, Kenji era passato da casa sua di Yukito. Suo padre era fuori per lavoro e la casa era completamente vuota.
"Vieni..." lo aveva invitato ad entrare Yuki. Poi, lo aveva spinto contro la parete del corridoio ed aveva iniziato a baciarlo con passione.
"Ti voglio..." gli aveva surrato piano.
Erano andati nella sua cameretta e Kenji si era tolto i vestiti. In quel momento Yuki si accorse del tatuaggio di Ken sulla schiena.
"Una spada..." pensò. Lo aveva già visto, ne era certo. Aveva già visto quella schiena, quel corpo nudo. Gli ci volle ancora qualche istante, poi ricordò.
"Rivestiti!" disse.
"Cosa...?!"
"Non è possibile..." si disse tra sè e sè.
"Non me la sento, scusa..." si affrettò a dirgli.
"Ma perchè? Cos’è successo, non capisco!"
"Ti ho detto di rivestirti!" gli ordinò Yukito.
"Voglio che tu mi spieghi cosa..."
"E’ semplice. Non ti voglio più. Vestiti ed esci da casa mia!"
"Tu vuoi farmi impazzire!"
"Sta tornando mio padre..." gli mentì, "muoviti!"
Trascorsero tre giorni prima che Yukito si decidesse a dare delle spiegazioni a Kenji. Non sapeva come fare, ma doveva dirglielo. Cercò di aggirare un po’ l’ostacolo, ma alla fine si stancò delle chiacchiere a vuoto e andò dritto al sodo.
"Sei il ragazzo di Hideaki!" gli disse. "Io non mi prendo i suoi giocattolini erotici!"
"Giocattolini? Che intendi dire?"
"Parlo di te! Sei il ragazzo di Hideaki, vero?"
"Come sai di Aki...? Comunque tra noi è finita. Ricordi quella sera al live club?"
"Era lui allora quello che ti aveva mollato!"
"Sì, ma io ancora non capisco cosa c’entri lui con noi!"
"Non ci riesco a venire a letto con uno come te!"
Kenji non capiva. Yukito tirò fuori una videocassetta dal suo zaino e gliela dette.
Una volta a casa, Ken guardò il filmato. Rimase come paralizzato mentre sullo schermo si susseguivano scene di sesso. Le facce non si vedevano, ma Kenji conosceva molto bene i due protagonisti. Provò una fortissima rabbia, mista a disprezzo, e poi... Desolazione, squallore, un senso di vuoto.
Il giorno dopo suonò alla porta di Yukito.
"Devo parlarti!" gli disse.
Yuki lo fece entrare in casa.
"Come l’hai avuta?"
"Me l’ha data Hideaki circa un anno fa."
"Io non ne sapevo niente... quel bastardo...!"
"Mi dispiace. E poi ti devo delle scuse per come ti ho cacciato di casa l’altro giorno. Ero confuso, anzi, sconvolto è il termine più adatto. Ma tu non ne hai colpa. Sai, l’idea che Hideaki... Oddio, non riesco proprio a pensarci!"
"Quante copie di quel video ci saranno in giro?"
"Kenji..."
"Non riesco a crederci! Io... me ne vergogno. E’ una situazione davvero imbarazzante...!"
Yukito lo abbracciò forte. "Non permetterò che quello stronzo si avvicini di nuovo a te!"
Mentre lo stringeva a sè, Kenji fu certo di non aver mai provato prima di allora quella sensazione di benessere che pervadeva tutto il suo corpo. Era un sentimento nuovo.
"Grazie, Yuki!"
Il Destino di Kenji
Certe persone sono legate in modo indissolubile. Chiamatelo destino, karma, o che altro... Certe persone sono fatte per amarsi e allo stesso tempo odiarsi. Si amano e amandosi si distruggono a vicenda. Io e Hideaki eravamo così. Io e Yukito eravamo così. O magari, chissà, il distruttore ero soltanto io...
Maho nutriva un certo interesse per me, l’avevo intuito già da un po’ di tempo. Lei sapeva che ero gay, credo l’abbia sempre saputo, ma ugualmente si era innamorata di me.
Mi aveva chiesto se io e Yukito stessimo insieme o se avessi una qualche relazione in corso.
"No," le avevo risposto. Non era una vera e propria bugia, perchè in fin dei conti io e Yuki avevamo più che altro un rapporto di tipo platonico. Adesso le cose tra noi andavano meglio, ma non si era più presentata l’occasione di fare sesso. Lo scorrere del tempo sembrava allontanarci sempre di più.
Ogni tanto i miei pensieri tornavano a Hideaki. Lo incontrai di nuovo al live club dove solitamente si esibiva con la sua band. Inutilmente cercavo di rimuovere il passato, subivo impotente il suo fascino. La sua persona esercitava su di me un controllo assoluto. Mi ritrovai ubriaco e successivamente nel suo appartamento. Mentre mi toglieva i vestiti, alzai lo sguardo in alto cercando la videocamera.
"Tranquillo, Enji... Non ti sto filmando!" disse ridendo. "Sai che mi sei mancato un casino... Sei una droga per me...! E vorrei tanto che anche io lo fossi per te...!"
"Certo che lo sei. Lo prova il fatto che sono qui adesso, no? Sono irrimediabilmente dipendente da te... ti amo, Aki!"
Facemmo l’amore. O quel che era. Forse qualcosa di più simile al sesso. Non ricordo molto, ad esser sincero. La mattina dopo mi svegliai nudo nel letto di Hideaki. C’era ancora il suo odore tra le lenzuola, ma lui era svanito. Sul tavolo di cucina mi aveva lasciato un biglietto: "Una brava mogliettina avrebbe dovuto alzarsi a prepararmi la colazione... Vedi di rimediare la prossima volta, o.k.?"
"Cazzo!" imprecai. "Sono tornato al punto di partenza, sono solo un coglione!"
Quando nel pomeriggio mi vidi con Yuki svicolai alla sua domanda sulla sera prima, ma lui intuì che gli stavo nascondendo qualcosa.
Una settimana più tardi ero ancora una volta nel letto di Hideaki. Indossavo gli abiti femminili che lui mi aveva regalato tempo prima. Quella sera Aki aveva bevuto più del solito. "Devi lasciar perdere quel rammollito di Yuki... Non fa per te, tesorino... Scommetto che non gli si drizza nemmeno! Non hai nessun bisogno di stare con quello... Sono certo che non ti scopa come ti scopo io, vero?"
"Smettila, Aki... Perchè dobbiamo parlare di lui?"
"Ti dà fastidio?"
"Un po’... "
"Ah, sì? Hai bisogno d’esser punito per questo, lo sai?" disse, mentre mi penetrava con violenza.
"Aki... mi stai facendo male! Aki...!"
"Lo ami?" chiese. C’era rabbia nelle sue parole.
"Sì, lo amo," risposi, pur immaginando che quella mia affermazione lo avrebbe mandato ancora più in collera.
"...Però ti fai scopare da me!" disse, spingendo con ancora più foga.
Gridai per il dolore.
"Stronzo!" mi urlò. Sembrava fuori di sè.
Quando ebbe finito, mi buttò di sotto dal letto. Mi alzai a fatica, barcollando. In un attimo mi fu davanti. Mi spinse contro il muro.
"Stronzo!" mi urlò di nuovo. "Senza di me tu non vali un cazzo...!"
Mi prese per i capelli facendomi sbattere la testa contro la parete. Scivolai a terra. E allora prese a darmi calci e pugni ovunque gli capitasse. Pensai mi avrebbe ucciso. E pensai che forse era quello che meritavo. E pensai che in fondo mi andava bene. Chè mi piaceva l’idea di morire per mano sua.
"Ti amo..." riuscii a bisbigliare, mentre lui mi trascinava fuori dall’appartamento. Mi sbattè fuori di casa. Mezzo nudo e malconcio dopo averle prese di santa ragione. Non so bene come, ma riuscii a raggiungere il palazzo di Yukito che distava solo un isolato.
Yuki mi aprì la porta con lo sguardo terrorizzato. Mi chiese cosa mi fosse successo. Chi fosse stato a ridurmi così.
Non mi uscirono parole, ma soltanto lacrime.
Yuki guardava in modo strano il mio abbigliamento. In effetti era la prima volta che mi vedeva vestito così. Ero in minigonna davanti a lui. Provai disagio. E ricordai il video.
"Entra. Fortuna che mio padre non c’è... Mi avresti messo nei casini!"
"Mi ha punito..." gli dissi più tardi, quando lui finì di medicarmi le ferite.
"Sarebbe meglio andare in ospedale..."
"Ma no, non è necessario."
"Chi è stato... a punirti?" mi domandò, ma da come lo disse avevo capito che già sapeva.
Piansi di nuovo, tra le sue braccia.
"Piantala di frignare...! Perchè sei tornato da lui?!"
"Mi dispiace, Yuki..."
"Perchè il destino ha voluto che ci incontrassimo quella sera? Mi farai impazzire..."
"Mi dispiace..." dissi, scusandomi ancora.
"Cazzo, Ken, ma chi diavolo sei? Un masochista?"
"Mi dispiace..." biascicai, per l’ennesima volta.

Il destino di Yukito
Guardai Kenji addormentato nel mio letto. Se ne stava rannicchiato rivolto verso la parete. Non aveva voluto cambiarsi. Si era messo a dormire vestito così com’era, da ragazza. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle sue gambe.
"Dormi? Ehi, dormi?" chiesi.
Non ottenni nessuna risposta. Sollevai lentamente un lembo della sua gonna. Non mi sorpresi più di tanto scoprendo che sotto indossava biancheria intima femminile. Quello che provai fu un’insolita attrazione. Un qualcosa di diverso da quello che avrei provato se si fosse trattato veramente di una ragazza. Mi eccitava vederlo vestito così.
"K-Kenji..." dissi piano.
Ancora nessuna risposta. Andai a prendere una coperta e quando tornai, lui era seduto sul letto. Aveva lo sguardo perso nel vuoto.
"Ken, come ti senti?"
Niente.
"Vuoi farti una doccia? Ti porto il cambio...aspetta, vado a cercarti dei vestiti puliti!"
"Io non merito le tue attenzioni," disse.
"Ma smettila! Sono io che voglio prendermi cura di te, quindi non preoccuparti di niente!"
"Ho dolore dappertutto... Quanto sono stupido...!"
"Sì, lo sei. E molto anche."
"Già. Ed hai ragione a dire che ti farò impazzire, quindi...è meglio se non perdi tempo con un idiota come me!"
"Ti darei volentieri un pugno... se tu non fossi in queste condizioni!"
"Perchè eri lì quella sera? Intendo all’House’s Rock...!"
"Per sentire i Vicius... Eh, sì, è grazie a quel bastardo se ci siamo incontrati al live house!"
"Eppure ci saremmo conosciuti ugualmente, grazie a Maho!"
"Certo. Al destino non ci si può opporre, no?"
* * *
Yukito e Hideaki
Alla prima occasione, al live house, Yukito affrontò apertamente la ‘faccenda Kenji’ con Hideaki. Quest’ultimo gli dedicò l’intero concerto. Kenji non sapeva che i due si conoscevano perchè avevano suonato nello stesso gruppo prima che Aki fondasse i Vicius.
Fu una sorpresa scoprirlo quella sera. Hideaki annunciò l’ultimo pezzo, fuori scaletta, come un vecchio brano scritto a quattro mani con un membro del suo primo gruppo. Invitò Yuki a salire sul palco per accompagnarlo al microfono.
Vederli cantare insieme "Little girl" fu una piacevole sorpresa per Kenji.
"Dedico questa canzone alla mia ragazza... Enji!" dichiarò Hideaki.
Yuki lo guardò con disapprovazione.
"Dai, Yuki... vuoi dire qualcosa?"
"E’ un colpo basso... stronzo!" disse piano. Forse qualcuno del pubblico udì le sue parole, ma la maggior parte dei fan si guardò l’un con l’altro senza capire cosa avesse inteso dire Yukito.
Nel backstage Hideaki ringraziò Yukito per la performance e lo baciò davanti a Kenji.
"Ehi! Che cazzo fai...?!" si oppose Yukito.
"Dai, tesorino, perchè te la prendi tanto?" disse, guardando curioso la reazione di Kenji.
"Non mi vanno i tuoi giochetti!"
"Tu cosa ne pensi Ken? Ti va che io lo baci? Ti eccita la cosa?"
"No... Non mi va che tu lo faccia! Mi fa imbestialire!"
"E invece ti piace, lo so. Non nascondere le tue perversioni. In realtà ti piace anche il fatto che lui ti abbia visto scopare con me. Ti eccita, ammettilo!"
"Non è vero!"
"Vuoi rovinargli la vita continuando ad umiliarlo in questo modo?!" s’intromise Yukito.
"Yuki... calmati...!" disse Kenji.
"No, cazzo! Tu adesso vieni via con me!" gridò lui, tirandolo per un braccio.
"Senza di me, Ken, tu non sei niente...!" rise Hideaki.
Yuki mi trascinò con forza fuori dal locale. Tentai di opporre resistenza, ma l’alcol mi rendeva ancora più debole. Una volta fuori mi spinse contro il muro.
"Sei davvero un essere inutile...!" mi disse. "Io non ti capisco. Vorresti tornare con quel verme?! Dopo tutto quello che ti ha fatto?!"
"Lasciami stare... Non ti riguarda..."
"E invece sì che mi riguarda! Prima mi permetti di entrare nella tua vita e poi mi sbatti fuori come se niente fosse?! Non ti lascio nelle mani di quel bastardo!"
"Tu non mi devi niente..."
"Cosa?! Ma di che cazzo parli?! Non ti sto mica facendo un favore, stronzo!"
"Allora perchè..."
"Non deve toccarti mai più quel figlio di puttana! A costo di ridurti in fin di vita con le mie mani ti impedirò di fare altre stronzate!"
"Spiegami perchè ti comporti così..."
Le mie parole non ottennero nessuna risposta vocale, ma un bacio appassionato e violento mi fece capire come stavano le cose.
* * *
Maho si era presa una bella cotta per Kenji, anche se spesso guardando lui e Yukito si era chiesta se tra i due non ci fosse qualcosa. Il suo interesse per Kenji crollò di colpo quando sorprese i due ragazzi mano nella mano. Appena Yuki la vide arrivare lasciò la mano dell’amico, ma era troppo tardi. Maho aveva ricevuto conferma a ciò che già da un po’ sospettava, però non disse niente.
Yuki prese la torta dal frigo e lasciò la stanza.
"Cosa stavate facendo?" domandò Maho a Kenji una volta rimasti soli.
"Niente..." rispose vago il ragazzo.
"E... fate spesso questo niente?"
"Ogni tanto," le disse tentando di sorridere.
"Capisco..."
"Maho, io..."
"Senti, non sono una stupida" gli disse. "Mi ero già accorta che tra voi c’era molto più che semplice amicizia... Forse sono lo stesso un po’ sorpresa perchè io e Yuki siamo stati insieme... Mi sento un po’ confusa, scusami..."
Kenji l’abbracciò, stringendola forte a sè. "Io non lo sapevo che lui era il tuo ex ragazzo..."
"Te l’ho presentato io come tale!" rispose risentita lei.
"No, io... Lo conoscevo già...!"
Maho lo guardò sorpresa.
Kenji annuì con la testa. "Sì, è così," continuò. "E’ stato in un live house circa un mese prima. Ero ubriaco, lo eravamo entrambi... Io ero stato scaricato da Aki un paio d’ore prima e Yuki..." si soffermò un istante, rivivendo quel momento, poi riprese "Lui mi si è seduto accanto. E senza neanche guardarmi in faccia mi ha porto un bicchiere di birra. Volevo rifiutare, ma lui non me ne ha dato il tempo. ‘Salute!’ ha detto battendo il suo bicchiere contro il mio. Ho pensato che fosse davvero un tipo insolito, un po’ matto, ed ho sperato che se andasse prima possibile, invece..."
In quel momento Yuki comparve sulla porta della cucina. "La musica c’è, la birra pure... che cosa manca adesso?"
Kenji sorrise. "Sì, ha detto proprio così!"
"E l’ho baciato, poi.. be’..."
"Ma no, non è vero! Non è successo proprio niente quella volta!" disse Kenji imbarazzato.
Per Maho non era facile accettare la relazione di Kenji e Yukito. Non lo era perchè adesso sapeva di essere innamorata del suo caro amico d’infanzia. Avrebbe dovuto rassegnarsi, ma all’amore non si possono imporre divieti.
* * *
Yukito
Ognuno porta dentro di sè un segreto, più o meno grande. Il segreto di Yukito era qualcosa di immensamente pesante. Forse parlarne con Kenji lo avrebbe in parte alleggerito di quel fardello. Iniziò a pensare così.
Era un sabato notte. Avevano passato la serata in un pub ad ubriacarsi di brutto. Yukito l’aveva portato a casa sua.
"Puoi rimanere se vuoi," disse Yuki.
"Non lo trovo giusto..."
"Cosa?" chiese Yukito mentre si accendeva una sigaretta.
"Tu sai praticamente tutto di me," continuò, "mentre io di te quasi niente... E’ come se ti avessi solo per metà!"
"Solo per... metà?!" ripetè Yukito.
"Sembri sempre distaccato. Sempre immerso nei tuoi pensieri... Non si tratterà mica ancora di Hideaki? Di quel video?"
"No. E’ colpa mia, scusa... E’ che sono stanco di dovermi nascondere da mio padre. Vorrei potessimo avere una stanza tutta nostra e non una camera di un love hotel...!"
"Se tu lo volessi... Potremmo averla davvero un giorno!"
"Che stronzate! Tu dovresti metterti con Maho..."
"Cosa c’entra Maho? Voglio vivere insieme a te!"
"Ma non si può, lo sai. Poi se mio padre mi becca mi fa fuori!"
Kenji aveva notato che a Yukito tremava sempre un po’ la voce quando parlava del padre. Non sapeva se fosse per timore di essere scoperto da lui o per altri motivi. La risposta era ‘altri motivi’. E ‘quei’ motivi erano la causa del suo non riuscire a confidarsi del tutto con il compagno. Quella sera decise finalmente di affrontare la situazione e raccontò a Kenji che suo padre in realtà non era il suo vero padre.
"Masayoshi è mio zio, il fratello minore di mio padre. E’ diventato il mio tutore dopo la morte di mio padre, una decina d’anni fa. Per me è come un padre, solo che lui..." s’interruppe un momento. Aspirò profondamente dalla sua marlboro rossa, e riprese: "Fin da piccolo mi molestava... Io ne avevo paura, e non ho mai trovato il coraggio di ribellarmi..."Altra pausa, sorrise nervosamente, fissando il soffitto. "Adesso," aggiunse, "odiami pure! Disprezzo te e quello che fai con Aki quando anch’io mi comporto allo stesso modo con Masa..."
Kenji e Yukito
Tutto sembrava portarli ad allontanarsi. Forse non erano fatti l’uno per l’altro.
I lividi sul corpo di Kenji, lasciatigli da Hideaki, andavano scomparendo col passare dei giorni. Le ferite più profonde, però Ken le aveva nel cuore. Amava ancora Aki, nonostante tutto, e anche se non l’aveva più visto da quella sera pensava e ripensava a lui. I manifesti sui muri di un concerto dei Vicius in un live house di Shibuya contribuirono a fargli prendere la decisione di chiamarlo.
Hideaki lo invitò a passare la notte da lui. I suoi passi si fecero incerti mentre saliva le scale che portavano all’appartamento del ragazzo. Stava per tornare indietro, quando dalla cima della gradinata comparve la figura di Yukito.
"Che ci fai qui?" chiese Kenji.
In quel momento al suo fianco comparve Hideaki.
"Visto, Yukki... che ti avevo detto? E’ follemente innamorato di me, non puoi farci niente!"
Yukito scese le scale andando incontro all’amico.
"Ti piace così tanto farti pestare?" gli domandò con disprezzo.
Kenji tentò di colpirlo con un pugno in faccia, ma Yukito lo evitò.
"Vuoi che la facciamo finita? Guarda che per me non ci sono problemi... Mi sono rotto le palle di farti da balia! Scopa pure con chi vuoi, fatti menare, e fa’ tutti i giochi perversi che ti pare! Vaffanculo!"
"Yuki... Tu non ci sei mai...!" disse Kenji, difendendosi dalle sue accuse.
"Non credo sia per questo. Penso piuttosto che il vero motivo sia che io sono troppo ordinario per uno come te! Ma sai cosa ti dico invece? Mi eccita alla follia vederti vestito da liceale! Proprio come in quel video...! Sei solo un giocattolo... Divertitici, Aki! Ci vediamo!"
Dopo quelle parole, pronunciate con una rabbia tale di cui Kenji non avrebbe mai creduto capace l’amico, se ne andò.
Kenji lo guardò scendere i gradini e quando fu in fondo lo raggiunse correndo. Lo afferrò da dietro, per un braccio.
"Non sono il giocattolo di nessuno!" disse.
"Voglio che tu sparisca dalla mia vita... per sempre!" rispose Yukito, senza voltarsi.
"Ti amo, non conta niente per te?"
"No."
Kenji mollò la presa. Rimase qualche istante a guardarlo allontanarsi nell’oscurità. Poi, tornò da Hideaki.
Non incontrò Yukito per quasi tre mesi e quando successe fu per caso, per strada.
Parlarono del più e del meno. Kenji gli disse di essersi messo con Maho. La reazione dell’amico fu il più completo stupore.
"Finalmente! Non l’avrei mai detto!" sostenne.
"E tu? Cosa fai?"
"Mi vedo con un ragazzo," rispose vago.
"Un ragazzo?"
"Sì, fa parte di un gruppo con cui suono ogni tanto."
"Sei anche tornato a suonare... Bene, mi fa molto piacere, forse io ti stavo davvero rendendo la vita impossibile."
"Puoi giurarci!" disse lui. E non sembrava scherzasse.
"Allora, ci vediamo!" lo salutò Kenji.
"E Hideaki? L’ho vedi sempre?"
"No. E tu, ci vai ancora con tuo zio?"
"Con Masa!" disse. La parola ‘zio’ lo irritava terribilmente.
"Sì, ci vai ancora..."
"Non credo siano fatti tuoi. Non vorrai litigare, spero!"
"Figurati."
Il filo invisibile del destino che lega le persone... Ho tentato più volte di tagliarlo... Credevo di esserci riuscito, invece... Era ancora intatto!
[Fine della prima parte... tsuzuku! ^__^’’]
Kenji e Maho
Maho disegnava manga dai tempi delle medie. Un suo fumetto aveva vinto il concorso indetto da una famosa casa editrice ed era stato premiato con la pubblicazione a puntate sulla loro rivista. Lei ne era orgogliosa. Diventare una famosa mangaka era sempre stato il suo sogno. La storia aveva riscosso gran successo e le avevano proposto di realizzarne il seguito. Successivamente il manga era stato serializzato in cinque volumetti. Adesso lavorava ad una serie nuova. Aveva bisogno, però di qualcuno che l’iutasse ad inchiostrare le tavole e così Kenji si era messo a sua disposizione.
In quel periodo, i Vicius erano impegnati col tour promozionale del nuovo disco e Hideaki non si era più fatto vivo con il ragazzo. Quanto a Yukito... Be’ lui aveva iniziato a lavorare part time in un megastore musicale, nel quartiere di Shibuya, ed aveva continuato a suonare col suo gruppetto rock.
Il tempo che Kenji e Maho passavano insieme li aveva fatti tornare indietro con i ricordi di molti anni prima. Tra loro c’era sempre l’affiatamento di un tempo. Se ne rendevano conto adesso. Anche se le strade intraprese, a partire dai diversi indirizzi di studio, li avevano separati tra loro c’era sempre quella sorta di complicità che solo tra i veri amici esiste.
"Quella cicatrice sotto l’occhio... ti rimarrà per sempre...?" chiese Maho.
"Può darsi," aveva risposto Kenji.
Era una ferita profonda. Cadendo a terra, sotto i colpi di Hideaki, era finito con la faccia su una bottiglia vuota di birra che si era rotta facendogli un taglio sotto lo zigomo.
"Be’ che c’è di male... non sono forse più figo?" aveva scherzato lui.
"Sul serio non conoscevi chi ti ha ridotto così?"
"No. Me l’hai chiesto non so più quante volte!"
"Scusami, non vorrei che tu avessi mentito per proteggere qualcuno... un amico magari..."
"Secondo te un amico mi picchierebbe a sangue?"
Maho scosse la testa. "No. Certo che no," disse.
La ragazza lo aveva guardato tristemente. Poi gli si era avvicinata e l’ aveva baciato. Un timido bacio, dato premendo leggermente le sue labbra su quelle di lui.
"Tu mi piaci molto, Ken-chan..."
Lo chiamava con quel nomignolo affettuoso quando erano da soli.
Quello fu l’inizio di una prova. Stare con qualcuno che gli piaceva, e Maho a Kenji piaceva, che non fosse un ragazzo. Era la prima volta in vita sua che sperimentava come fosse stare con una ragazza. Decise di affrontare questa nuova situazione. Magari l’avrebbe aiutato a capire realmente chi era, e soprattutto chi voleva essere.
*°* Kenji e Yukito*°*
Era una piovosa sera di febbraio quando Kenji incontrò per caso Yukito. Gli parlò di Maho. Era il primo con cui si confidava. L’amico rimase sorpreso, quasi turbato, ma tentò di nasconderlo. "Sono felice per te!" disse, ma dal modo in cui lo disse si capiva che non era affatto così.
"Vorrei parlare un po’ con te, ma non qui per strada... In un posto dove possiamo stare più tranquilli."
"Nel mio appartamento c’è Masa..."
"...E a casa mia ci sono i miei!"
Si scambiarono uno sguardo d’intesa e si avviarono verso il quartiere dei love hotel. Era chiaro per entrambi che avrebbero trascorso la notte insieme, ma tutti e due si domandavano se sarebbe successo qualcosa. Sia Kenji che Yukito si interrogano circa le intenzione dell’altro. Quello ad essere più teso era Yukito. Per Kenji tutto appariva sempre dannatamente naturale. Lui si adeguava sempre a tutto. Sapeva adattarsi perfettamente a qualsiasi tipo di situazione. Almeno questo era quello che pensava di lui Yukito.
"Vado a farmi una doccia, ti secca?" chiese Kenji.
"No, no, vai pure. Visto che tanto paghiamo per tutta la notte, tanto vale approfittarne, no?"
Kenji si spogliò come se niente fosse davanti all’amico.
"Di cosa volevi parlarmi? Di qualcosa in particolare o era solo per..."
"Per stare un po’ insieme. E’ tanto che non lo facciamo!"
Anche Yukito prese a togliersi i vestiti, lasciandoli cadere sul pavimento di moquette grigia.
"Ehi," gridò Kenji dal bagno, "guarda, c’è la vasca! Non sapevo ci fossero stanze così!"
"Splendido!"
Kenji fece scorrere l’acqua nella vasca fino a riempirla.
"Vieni, dai..." disse, invitando Yuki, mentre lui già si era immerso.
Yuki comparve sulla soglia della porta.
Kenji rimase qualche secondo a osservare il ragazzo completamente nudo sulla porta.
"Che stai aspettando...?"
"Vuoi che lo facciamo là dentro?"
"Tu non lo vuoi? Se devo essere solo io a volerlo allora non..."
Yukito non gli fece terminare la frase che già era con un piede nell’acqua.
"Non sarà scomodo?"
"Ah, Yuki... era solo per stare qui con te! Va bene anche solo se stiamo abbracciati... Potrei lavarti la schiena!"
Yukito era rimasto in silenzio a guardare le cicatrici lasciategli da Hideaki.
"Da quanto non lo vedi quel bastardo?"
"Sono mesi. Te l’ho detto... sto con Maho adesso!"
"Quello significa poco... Stai con Maho, sì... e adesso sei qua nudo in una vasca con me!" sostenne ridendo. Anche Kenji si mise a ridere.
"Credevo non saremmo mai più stati intimi," disse Yukito.
"Ogni volta che ti incontro ho paura che potremmo non rivederci... Ho paura di perderti!"
Yukito strinse Kenji tra le sue braccia. "Io ti amo..." gli disse.
"Yuki... Sono molto confuso... Anche la storia con Maho... Forse è stato un errore mettermi con lei... La farò soltanto soffrire!"
"Come vanno le cose tra di voi?"
"Non ci riesco..."
"Hmm?" chiese
"Non riesco a fare sesso con lei...! Mi sembra strano e mi sento in imbarazzo... Io non ho mai fatto sesso con una ragazza...!"
Yukito si mise a ridere. "Normalmente io mi sento dire il contrario!" disse.
"Eh? Ma hai trovato molti ragazzi che erano alla loro prima esperienza?" domandò sorpreso Kenji.
"Qualcuno," sostenne sorridendo l’altro.
"Posso chiederti quando ti sei accorto di essere quello che sei? Non ne abbiamo mai parlato."
"E’ successo tanti anni fa, andavo ancora alle scuole elementari... Ricordo che mi piaceva far spogliare i miei cugini. Avevamo quasi tutti la stessa età. Mi piaceva guardare i loro corpi."
"Da bambino...? Così presto? E i tuoi cugini non dicevano niente? Non si rifiutavano?"
"No. Comunque non siamo mai tornati sull’argomento da almeno una decina d’anni..."
"Sai, da piccolo mio fratello mi obbligava a tirarmi giù i pantaloni davanti ai suoi amici..." prese a dire, imbarazzato Kenji, "Io mi vergognavo, ma lui mi faceva credere che se volevo entrare nel loro gruppo dovevo fare tutto quello che mi ordinavano... Avevo undici anni...Volevo sentirmi grande come loro!"
"Ken... "
"Non so perchè proprio adesso, ma avevo una grandissima voglia di raccontarti queste cose. Anche adesso ogni tanto mi tornano in mente..."
"Ken... ma che ti prende?" gli chiese, mentre l’amico si era abbassato e aveva poggiato la testa sulla sua spalla.
"Un giorno un amico di mio fratello venne a casa nostra. Mio fratello non era ancora tornato da scuola e mia madre era scesa al piano di sotto a parlare con un’inquilina del palazzo. Il ragazzino, che aveva un paio d’anni più di me mi disse di seguirlo in bagno. Mi tolse i pantaloni, poi si abbassò i suoi. Disse che doveva rimanere un segreto tra noi due. Che erano cose che facevano solo i grandi..." mentre raccontava quel brutto ricordo della sua infanzia a Yukito iniziò a singhiozzare.
L’amico gli accarezzò i capelli, lo fece in un modo dolce come non aveva mai fatto.
"Non preoccuparti, non è successo niente di... Ehm, ci siamo solo toccati..." disse, e non riuscì più a trattenere le lacrime.
"Ken..."
"La notte, quando siamo andati a dormire ho detto a mio fratello cosa mi aveva fatto il suo amico. Lui non se n’è sorpreso più di tanto e mi ha vietato di non dirlo a nostra madre. E’ riuscito a convincermi che non avrei mai avuto il coraggio di dirle una cosa del genere. In effetti era vero... avevo troppa vergogna... e così me lo sono tenuto per me..!."
"Non mi va che ti sia capitata una cosa del genere... Forse anch’io me ne approfittavo della timidezza dei miei cugini... Kenji, io..."
"E’ stato da quel momento che qualcosa in me è cambiato. Avevo paura quando un mio compagno di classe mi si avvicinava un po’ troppo. Paura e allo stesso tempo immaginavo come sarebbe stato poterglielo toccare. Così andava a finire che rimanevo sempre in disparte e gli altri non mi parlavano quasi neanche. Mi sentivo un escluso, ma pensavo che fosse meglio così perchè io ero diverso da loro. Mi sentivo sporco... Adesso tutto questo fa ridere. Adesso sì che dovrei sentirmi sporco... Per quello che faccio con Aki...!"
"E allora io come credi che dovrei sentirmi per quello che faccio con Masa... Eppure, non mi sento nè sporco nè sbagliato nè peccatore davanti agli occhi di Dio o chi altro...! Forse non dobbiamo vergognarci di quello che siamo... Siamo questo, nel bene e nel male, siamo noi!"
"Però... Bel discorso! Mi è passata la voglia di far sesso!"
"Kenji, scusa, non volevo..."
"Ma no, non sono mica arrabbiato. Va bene così. Mi è sembrato di sentirti vicino. E’ stata una delle rare volte in cui mi hai aperto il cuore. Mi ha fatto piacere sentirti dire ciò che pensi!"

*°*Yukito*°*
"Entra, dai, Ken sarà qui a momenti" aveva insistito. Così alla fine ero rimasto ad aspettarlo. Era la prima volta che entravo nel suo appartamento. Il padre mi salutò con un cenno del capo. Quando gli fui più vicino mi squadrò dalla testa ai piedi. Poi, mi guardò dritto negli occhi. Mi sentii veramente in imbarazzo.
"Buonasera," salutai.
La madre sparì in cucina a preparare la cena. E io rimasi da solo con il padre.
"Ti fermi a cena con noi?" mi chiese. Il tono della sua voce era completamente diverso da come me l’aspettavo.
Più tardi scoprii che forse non doveva odiarmi più di tanto.
Passai un po’ di tempo nella stanza di Kenji. Lui si comportava normalmente. Io lo guardavo e non riuscivo che ad immaginarmelo vestito da ragazza, con la divisa da liceale.
Me ne andai via verso le dieci. Mentre stavo per mettermi il casco, vidi il padre di Kenji, con in mano il sacco della spazzatura che viniva verso di me.
"Quei lividi... sai chi è stato?"
"No... Fuori dall’House’s Rock... l’hanno aggredito, io non c’ero..." Era la versione ufficiale.
"Non sai chi potrebbe essere stato?"
"No, non ne ho la minima idea," dissi scuotendo la testa, mentendo. "Solo un gran bastardo!"
"Già... Tu mi sembri un bravo ragazzo. Tienilo d’occhio, per quanto puoi, per favore."
‘Fosse facile!’ pensai. "Ci proverò!" risposi.
Il padre sembrava seriamente preoccupato per suo figlio. Mi resi conto che doveva sospettare che tra noi ci fosse qualcosa. Mi stava affidando suo figlio? Dovevo prendermene cura?
"Ti saluto, figliolo. Stammi bene!"
"Arrivederci, signor Kanata."
Dovevo parlare con Maho. Anche Kenji doveva farlo. Dovevamo parlarle entrambi. Spiegarle come stavano le cose. Non sarebbe stato facile, ma così non potevamo più andare avanti. Ho sempre odiato ingannare gli altri, figurarsi una carissima amica come lei.
Kenji e Noburo
"Ehi, Kenji... tutto bene?"
"S-sì, scusami..."
"O.k" dice. Mi sorride. "Vado a farmi una doccia".
Quell'uomo mi piace. Mi piace davvero, ma non può durare. Domani partirà per Hiroshima. E' un professore di liceo, insegna matematica, e domani sarà trasferito in un' altra scuola.
Sento il rumore della doccia. Prendo il cellulare e compongo il numero di Masayoshi. Vorrei chiamarlo. Dirgli: "Ehi, Masa... verresti a prendermi...?" Invece, lo metto via, nella tasca dei pantaloni. Mi spoglio e mi sdraio sul letto.
Vorrei tornare indietro. Lo vorrei davvero tanto. Vorrei che Maho fosse ancora la mia 'sorellina'. Vorrei vedere ancora il suo sorriso.
"Tu non stai affatto bene, Ken" mi dice il professore trovandomi con gli occhi lucidi.
"E va bene," ammetto, "hai ragione tu."
Si sdraia sul letto vicino a me. Mi accarezza una mano, poi mi abbraccia.
"Che cosa ti succede?"
Scuoto la testa. Dico che non mi va di parlarne. In quel momento squilla il mio cellulare. E' per terra dentro la tasca dei pantaloni. Lo lascio squillare.
"Non rispondi?" chiede Noburo.
"Accidenti, avrei dovuto spengerlo...!"
Noburo si alza e raccoglie il mio telefonino. "E' un certo Masa..." dice passandomelo.
Incredibile. E pensare che avrei voluto chiamare proprio lui un attimo prima.
"Pronto?"
"E' morta per causa tua..." mi accusa la voce di Yuki all' altro capo del telefono.
"Yu...?! Ma cosa...? Sei ubriaco?!"
"Dove diavolo sei?! Te la spassi come se niente fosse anche oggi, eh?"
"Piantala, Yu. Ma cosa ne sai?"
"So che mi hai portato via Maho, poi Masa... E che adesso ti stai facendo scopare chissà da chi...!"
"Sei ubriaco? Ehi, Yu...!"
"Zitto. Sta' zitto...!"
"Non credi di avermela già fatta pagare abbastanza?!"
"No. Dovevi esser tu a morire, non lei! Lei non lo meritava..."
"Pensi che io non lo sappia. La penso esattamente come te!"
"Non meriti di vivere..."
"Cazzo, Yuki, falla finita. Vaffanculo!" gli rispondo secco e riattacco.
Noburo mi guarda senza dire una parola. Facciamo sesso. Io ho la mente da tutt' altra parte.
Vorrei non fosse successo. Vorrei poter tornare indietro.
E' stato un incidente. Uno stramaledetto incidente. Aki non voleva... Cazzo,
Aki l' ha spinta contro la parete... Lei ha sbattuto la testa contro il lavandino..."
"Ma perchè lui incolpa te?"
"Era lì per me. Era venuta a cercarmi, se io non... C' è stato il processo. Tutta la band, ed io, abbiamo testimoniato a suo favore. Hideaki è stato assolto. E' stata davvero una casualità. Sai, l' espressione terrorizzata che gli ho visto in faccia quando Maho non riprendeva i sensi... Si è trattato di un incidente...!"
"Sub-Mission" ("You've got me pretty deep baby...")
Era un venerdì sera. I Vicious si esibivano all' Anarky, nel quartiere di Shinjuku. Hideaki aveva insistito affinchè Kenji fosse presente. I due erano spariti nel bagno del locale."Che roba è?" domandò Ken.
"Che c'è non ti fidi più di me? Dai, butta giù...," disse Aki, passandogli il bicchiere, dopo aver finito di sciogliere i sali nell'alcool.
"Aki..."
"Ti adoro, Enji..." bisbigliò slacciandosi i jeans. "Starai benissimo, te l'assicuro... E intanto, fai star bene me... Succhiamelo, tesorino..."
Kenji si abbassò.
"Sì, brava...!"
Era il rituale che si ripeteva ogni volta prima di un concerto. E Kenji stasera, con l'anfetamina in circolo era davvero su di giri.
Ci sono dei momenti in cui non ti poni nessuna domanda, semplicemente stai bene. Sei consapevole che ciò che fai è sbagliato, ma lo fai ugualmente. Lo fai perchè ti fa star bene.
Kenji aspettò che l'altro raggiungesse l'orgasmo.
"Yuki sa che sei qui?"
"No" rispose Ken, alzandosi in piedi.
In quel momento il bassista chiamò Hideaki. Stavano per entrare in scena. Kaoru si accorse che Aki non era da solo, lasciò che uscisse dal bagno e approfittò di una sua distrazione per chiedere a Kenji di soddisfare anche i suoi bassi istinti. Entrò e richiuse la porta alle sue spalle.
"Che bravo bambino, che sei...!"
Hideaki, non vedendo Ken in giro, tornò verso la toilette. Proprio in quel momento Kaoru stava uscendo dal bagno. Hideaki intravide l'altro in ginocchio per terra. Capì immediatamente quello che era successo. Con un impeto di rabbia afferrò una sedia lanciandola contro Kaoru.
"Ehi, ma che cazzo fai?!"
"Tu, bastardo...! Sei un figlio di puttana!" l'aggredì Aki. "Chi cazzo ti ha detto che puoi farti spompinare dalla mia ragazza?!"
"Ah, scusa, pensavo fosse la nostra mascotte... la 'stimolatrice' del gruppo...!" disse ridendo.
"E' la mia ragazza, pezzo di merda!"
"Ma che diavolo state combinando?!" li interruppe il batterista. "Ci stanno aspettando!"
"Arriviamo, arriviamo!" disse Kaoru.
"Dopo me la paghi, stronzo!" lo minacciò Hideaki, poi prese un paio di manette dalla sua valigetta e
"Cosa fai?!" disse Kenji.
"Adesso te ne stai qui buono, poi farò i conti anche con te!" gli rispose ammanettandolo alla maniglia della porta del bagno.
"Aki, ma che cavolo...?!"
"Non sei la puttanella di tutti, hai capito?! Sei la mia ragazza, Enji, ficcatelo bene in testa e vedi di ricordartelo una volta per tutte!"
"Aki, io non volevo..."
"Sta' zitto almeno, cazzo!"
"Mi dispiace..."
"'Fanculo!"
*°*Kenji e Kaoru*°*
"Se n' è andato. Bye bye", mi disse Kaoru.
"E dove?"
"New York, forse... o forse chissà..." rispose. E prese a fissarmi in un modo che conoscevo bene. Troppo bene. Per un momento mi era sembrato lo stesso sguardo di Hideaki. Non mi ero mai reso conto di quanto si somigliassero nei modi di fare.
"Enji..."
Non mi va che mi si chiami in quel modo. Solo Aki può farlo. Soltanto lui. E mentre penso questo, anche adesso, mi accorgo che mi manca.
Ha ucciso Maho!
Le accuse di Yuki mi s' infilavano nel cervello, ma quello che provavo per Aki riusciva a scacciarle.
Avevo telefonato a Kaoru per avere notizie di Hideaki, che non mi rispondeva al cellulare, e lui mi aveva chiesto di incontrarci così mi avrebbe dato delle spiegazioni.
"Ehi, so cosa ti piace. Potrei farti star bene."
"No," risposi non troppo convinto.
"Saresti meno pensieroso. Che problema c'è?" continuava a dire. Quale problema c' era? Forse nessuno. Forse si poteva fare. Forse aveva ragione lui. E forse lo volevo anch' io...
Eravamo nella sala prove della band. Non c'era nessuno. Soltanto io e Kaoru. Diverse volte io e Aki l' avevamo fatto lì.
Kaoru si era spogliato ed aveva iniziato a spogliare me. Ero vestito come una ragazza, mi andava così ultimamente. Mi aveva fatto sedere su una sedia, completamente nudo. Si era acceso una sigaretta. Poi, mi aveva legato i piedi alle gambe della sedia e le mani dietro la schiena.
"So molte cose di te, sai..." disse, mentre mi faceva una bruciatura all' interno di una coscia. Mi lasciai scappare un grido per il dolore. "Speravo arrivasse presto questo giorno, bambolina."
La situazione mi eccitava in modo vergognoso. Oltre alle bruciature sulle gambe e sul ventre prese a farmi dei piccoli taglietti sulle braccia. Non mi dispiaceva affatto. Poi, si era avvicinato al mio viso. Avrei voluto andarmene, ma al tempo stesso volevo che mi torturasse ancora e ancora.
"Ah, dimenticavo..." mi disse Kaoru mentre stavo per andarmene. "Ti ha lasciato un messaggio. Immaginava saresti passato di qua."
"Chi?" chiesi, facendo finta di non capire.
"Laggiù, sul muro!"
Andai verso la parete che mi stava indicando. Sembrava una sorta di tempio allestito in mio onore. Era pieno di fotografie che mi ritraevano nelle posizioni più imbarazzanti.
"Carino, no?" disse Kaoru. "Questa sì che è devozione all' amata!"
Tra le foto attaccate alla parete un "See you, Baby!" scritto con un pennarello rosso mi dette il colpo finale. Presi a strappare con rabbia tutte quelle immagini, anche se non sarebbe altrettanto facile strapparle dalla mia testa, mentre Kaoru rideva.
"Che bastardo!" ripetevo.
"See you, Baby..." canticchiava lui. E rideva, rideva.
Piansi per strada. Mi sentivo da schifo. Patetico. E riuscivo solo a rivedermi in quella stanza, legato ad una sedia con Kaoru che mi girava intorno con il suo coltellino a serramanico. E sentivo l' eccitazione sempre più incontrollabile che si mescolava alla vergogna.
Mi accorsi di essere finito sotto casa di Yukito. Una delle ferite di Kaoru stava continuando a sanguinare e mi bruciava tremendamente. Non c' era gente per strada. Pensai ad Aki. Non lo so perchè. O forse sì, lo posso immaginare.
Stavo per perdere i sensi quando sentii qualcuno che mi chiamava per nome. Mi sembra di ricordare di aver sorriso, anche se i ricordi sono un po' confusi. E' stato Masayoshi, lo zio di Yukito, a soccorrermi. Gli ho detto che non volevo essere portato in ospedale, che le ferite erano lievi. Lui non era d' accordo, ma poi mi ha portato a casa sua. Yuki non c' era quel giorno. Masa mi disse che era fuori città da alcuni parenti. Quella sera Masa mi ha confidato di voler molto bene a Yuki, ma di aver avuto intenzione già da molto tempo di smetterla con la loro relazione.
"E' Yuki che non ne vuole sapere di smettere... Non so come comportarmi. Ho sbagliato, lo so. Ero molto giovane quando mio fratello morì e avere Yuki per casa... Oddio, ho bevuto un po'. Scusa questa confessione, non era prevista."
"Non preoccuparti" dissi. "Non sono certo il tipo che va a spifferare una cosa del genere ai quattro venti."
"No, lo credo anch' io. Sembri un bravo ragazzo."
"Sono confuso... Non capisco cosa mi stia succedendo... E credo di aver voglia di vomitare...!"
Masayoshi mi strinse a sè. "Passerà," disse, cercando di tranquillizzarmi.
"Pensi che Yuki sia innamorato di te?" gli chiesi.
"No, non penso. Il fatto è che abbiamo vissuto sempre insieme, gli ho fatto da padre e... Sono il primo uomo che... be', insomma, hai capito..."
"E tu? Tu lo ami?"
"Non saprei. Gli voglio bene. Provo un profondo affetto per lui, ma..."
"Ho capito."
"Accuse"
Trovo che gli addii siano davvero patetici. Così io e il professor Noburo siamo andati a prenderci un caffè nel solito locale. Uscendo ci siamo salutati normalmente, come facciamo ogni giorno. Ho trovato alloggio in uno studentato, non posso permettermi altro col mio stipendio da cameriere.
Ho incontrato il professore in un club dove vado ogni tanto. Non ero mai entrato però in una dark room e quella sera mi sentivo abbastanza confuso e disperato per cui un po' di divertimento non poteva guastare.
Mi ha chiamato Kaoru. Ha detto doveva parlarmi. Sono andato all' House' s Rock, facendo un grandissimo sforzo, e lui non si è neanche visto.
Mi sono seduto sugli stessi gradini dove incontrai per la prima volta Yukito. Alcuni ragazzi vicino a me stanno parlando del gruppo di Aki. Ascolto distrattamente i loro discorsi.
"Ve li ricordate i Vicious?" chiede uno di loro.
"Ma sì. Erano davvero forti!"
"Già, peccato che il loro leader una sera fosse totalmente fatto ed abbia ucciso quella ragazza..."
"Ma è stato dichiarato innocente!" Se ci fosse qui Yuki penso che lo prenderebbe a pugni.
"Girava voce fosse anche gay..."
"Bah, a me la loro musica piaceva! Aveva un carisma e una voce quell' Hideaki!"
Uno dei ragazzi indietreggiando inciampa sui miei piedi e finisce per rovesciarmi addosso quasi tutta la birra del bicchiere che teneva in mano.
"Ehi, ma che cazzo fai?!" salto sù.
Quello si spaventa e mi chiede scusa balbettando. Mi pento subito di aver reagito in quel modo esagerato.
"Scusa tu, sono stato brusco" dico. Gli offro un' altra birra. Ci mettiamo a parlare. Lui avrà una decina d' anni meno di me. E' carino quanto basta. Dall' aspetto sembra un po' ingenuo, come me.
"Senti ti va di fare due passi?" gli propongo. Nel locale c' è troppo casino e tocca urlare per capirsi.
"O.k." fa lui.
Usciamo dal live house. Pensavo a dove saremmo potuti andare per stare un po' tranquilli quando alle mie spalle sento dire: "Ehi, adesso anche pedofilo... oltre che assassino?!"
Riconosco la voce e poi l' accusa è chiara. Mi volto e vedo Yuki. Non lo vedevo da un po' di tempo. Mi sembra strano, dimagrito. Non so se salutarlo o meno. Decido di no.
"Ma che cazzo vuoi?" gli chiedo.
"Niente" dice lui. "Certo che devi provare un' attrazione perversa per i luoghi in cui si sono consumati degli omicidi... "
"Ma che diavolo...?! Fino a che punto vuoi arrivare?!"
"Sarò breve" dice, mentre sorride sarcastico. Mi sembra totalmente fuori di sè. Mi spaventa vederlo così.
"Avanti, parla."
"Se scopro che ti scopi Masa io t' ammazzo, giuro!"
"O.k. fallo pure. Non so che altro dirti. Masa mi è solo stato vicino in un momento in cui ne avevo bisogno. Tutto qui. Anche se ti è difficile crederlo, io non vado a letto con tutti. E adesso, ciao."
Yuki non dice nulla. Io e il ragazzo continuiamo a camminare. Sento che non ci segue. Sono più tranquillo.
"Ehi, va tutto bene?" mi chiede il ragazzo.
"Scusa, quello che ha detto in parte è vero... Sai, la ragazza di cui parlavano prima i tuoi amici? Si trovava lì per me, era venuta a cercare me...!"
"Ma è stato quell' Hideaki, no?"
"Sì, ma... se solo non fossi stato lì...!"
"Quel ragazzo era un tuo amico? Quello di prima, intendo."
"Lo era. Poi la morte di Maho ha cambiato tutto. L' avevo conosciuto proprio dove stavo seduto quando tu mi hai versato addosso la birra. Mi ha offerto da bere, non sapevo neanche chi fosse..."
"Immagino te l'abbia offerta in un modo migliore del mio!" scherza il ragazzo.
Sì", rispondo, "era ancora tutta nel bicchiere!"
Lui si mette a ridere. "Scusami ancora, che razza di figura da idiota ho fatto!"
"Tranquillo. Comunque tu, devo dire, sei stato molto più originale di lui!" gli dico ridendo.
"Era il tuo ragazzo?"
Annuisco.
"Che situazione, mi dispiace. Be', ti ringrazio per la birra. Ci vediamo, ok.?"
"Aspetta. Il nome...?"
"...?"
"Non mi hai neanche detto il tuo nome."
"Yuki", risponde, "piacere."
"Ken..."
"Si scrive con l'ideogramma di spada?"
"No, di biglietto."
"Eh?"
"Scherzavo, scusa."
Ci salutiamo. Lo guardo allontanarsi e torno verso lo studentato. Un centinaio di metri prima qualcuno mi aggredisce alle spalle. Cerco di difendermi, ma il tipo ha molta più forza di me. Mi trascina a terra ed inizia a prendermi a pugni. Finalmente vedo in volto il mio aggressore.
Il filo rosso del destino
Ho pestato di botte Kenji. Ho dato sfogo alla mia rabbia finchè avevo forza. Ho chiamato Masa. Gli ho detto di averlo ammazzato. Lui è accorso immediatamente. E' arrivata l' ambulanza. Noi l' abbiamo seguita in macchina. Durante il tragitto non mi ha chiesto niente. Una volta arrivati in ospedale mi ha chiesto il numero di casa dei genitori di Kenji. Ha chiamato. I signori Kanata sono arrivati quasi subito. Masa gli è andato incontro. Li ho visti parlare in cima al corridoio. Il padre di Kenji mi ha lanciato un' occhiata. Non saprei direi se d' odio o cosa. Mi aveva chiesto di occuparmi di suo figlio e io gliel' ho ridotto in fin di vita. Mi manca il coraggio di raggiungerli.
Kenji è in coma all' ospedale. Sono stato io a mandarcelo. Ora come ora non mi preoccupo delle conseguenze, penso solo a Ken. Voglio solo che si svegli. Mi denuncerà, ma non m' importa. Voglio che si risvegli. Penso cose insensate. Sto pensando che vorrei fare l' amore con lui. L' ho quasi ammazzato e penso a fare sesso con lui. Penso sia per lo schock. O forse no. Cristo, io lo amo!
Quando Kenji è uscito dal coma ho pensato a come l' avrei affrontato. Ho provato ad immaginare cosa gli avrei detto. Ho avuto paura che non volesse più vedermi. Durante i due mesi scorsi ho iniziato a farmi tagli nelle braccia pensando a lui. Mi piaceva. Stavo iniziando a credere di essere lui. Mi guardavo nello specchio e credevo di essere lui. Masa mi ha sorpreso con una lama del rasoio in bagno ed ha pensato che volessi suicidarmi. Mi ha scaraventato sotto la doccia ed ha aperto l' acqua fredda. Mi sono messo a piangere. Kenji forse non l' avrebbe fatto. O forse sì. Ho fatto per baciare Masa, ma lui si è opposto. Mi ha dato uno schiaffo. Sembrava furioso. Lo visto piangere, per la prima volta. Ed era colpa mia.
Kenji mi ha reso pazzo, forse. O forse no. Mi sono scusato con Masa.
"Voi ragazzini siete pazzi da legare!" ha urlato, mentre con forza mi trascinava fuori dal bagno.
"Masa..."
"Non ti voglio più qui. E' l' ora di finirla!"
Sono andato a casa di Kenji deciso a parlare con i suoi genitori, anche se non sapevo da che parte iniziare.
"Ha detto che non vuole esporre denuncia..." mi dice la signora Kanata.
"Cosa...?! No. Non posso permetterlo. Posso parlargli?"
"E' di sopra, in camera sua."
Mi volto verso il padre di Kenji. Non dice niente. Abbasso lo sguardo e vado di sopra. Trovo Ken sdraiato sul letto, con lo sguardo rivolto al soffitto.
"Ciao."
"Ciao," mi risponde. "Pensavo non venissi più. Mi volevi morto... Mi dispiace che sono sopravvissuto..."
"Ken... Io non so che dire... I tuoi mi hanno detto che non vuoi denunciarmi... è vero?! No, tu devi farlo. Io sono pazzo..."
"Yuki, non posso denunciare la persona che amo. E non pensare che non lo faccio perchè mi è piaciuto che tu mi abbia pestato a sangue..."
"Ken..."
"Avvicinati, per favore. Non ti denuncerò. Anche se i miei sentimenti non sono corrisposti, io non ti denuncerò."
"Sì che sono corrisposti i tuoi sentimenti."
"Sono stato con Kaoru. Lui è come Aki... Forse io sono davvero malato ed ho bisogno d' aiuto, come dicevi tu."
"Io sono come te" gli dico mostrandogli i tagli sulle braccia.
"No, no, no" dice, scuotendo la testa. "Non devi... Ma perchè?!"
"Non so cosa mi sia successo. Mi sento confuso, Ken..."
"E' colpa mia... di tutto... scusami!" mi dice. Poi, mi afferra per un braccio e mi trascina verso di lui. Ci baciamo. In quel momento sento il rumore della porta che si apre. Vedo sua madre sulla soglia che richiude immediatamente.
"Oddio..."
Kenji ormai sta molto meglio. Siamo usciti a camminare nel parco dietro casa mia. Ho portato la videocassetta di Hideaki e Ken le foto che quello psicopatico gli aveva fatto.
"Ne sei sicuro?" gli ho domandato.
"Sì."
Abbiamo bruciato tutto. Il viso di Ken illuminato dal fuoco era bellissimo.
"Hanno aperto un nuovo live house. Ci andiamo?"
"Sì, certo", risponde stringendosi a me. Ho promesso a suo padre di tenerlo d' occhio. Adesso sono convinto di poterci riuscire.

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